Non ci vediamo da tre giorni ma, quando torno a casa, già dormi e devo accontentarmi di guardarti da lontano perchè se ti accorgi del mio arrivo, rischi di rimanere sveglia tutta la notte. Guardarti mi fa quasi male, tanto ho sentito la tua mancanza, pur nella voglia e nel piacere di vivermi un tempo tutto per me.
Aspetterò fino a domattina ma già mi preparo mentalmente all’incontro. Io ti vorrei abbracciare subito, stringendoti forte, forte, ma so che per te è troppo e allora, dovrò mettermi in attesa di un tuo cenno.
Come sempre, dopo una distanza, con te è necessario ricostruire pian piano il momento dell’incontro.
Così, stamane ti svegli, ma quando ti accorgi della mia presenza e del fatto che ti sono vicina, guardi altrove, con quel tuo modo di andare oltre che mi stupisce ogni volta. Non vuoi ancora che mi avvicini troppo, accetti un mio bacio leggero ma ancora non posso andare oltre.
Se esco dalla tua stanza mi chiami, nel tuo modo tutto tuo, ma se arrivo volti lo sguardo, chiudendo gli occhi quasi a far finta di voler dormire ancora. Magari sto sovrainterpretando i tuoi gesti, forse è solo l’emozione.
Incontrarsi nell’amore non è sempre facile e, soprattutto, il gioco dei tempi di ciascuno va curato come una musica dolce. Almeno, per te, ma anche per me, non può essere troppo rock.
Ti aspetto amore, quando sei pronta, la mamma è tornata.
Mar 23, 2013 @ 09:27:53
Non ci sono parole per commentare le cose che dici, semplici, ma tanto grandi e completamente condivisibili. il tema “dell’attesa” nelle relazioni d’amore, e non solo, è carico di significati plurisemantici occultati dalla cultura del consumo o al più presenti in forme che prendono vie scontate ed anche un po’ banali, facendo smarrire il senso sia dell’attesa che del desiderio. Dover aspettare il tempo, non dell’acquisto di una cosa, ma di un abbraccio con dentro al corpo il desiderio che scoppia… è una prova enorme d’amore e di rispetto. Una prova che educa al RIGUARDO. Educa a quello sguardo che guarda e non scarica immediatamente nell’azione ma guarda ancora e ha riguardo. Un rispetto talmente rispettoso che capace di mantenere vivo il desiderio aspettando che anche l’altro sia pronto. Mi viene da dire “una ragione gentile che si fa progetto”. Come è spesso successo altre volte mi hai commosso… ed insieme aperto spazi di pensiero leggeri senza mai scadere nell’enfasi con sapori pesanti e sdolcinati.
Mar 23, 2013 @ 15:07:23
Grazie Nadia,
con mia figlia imparo ogni giorno qualcosa sul tempo e sulla direzione degli sguardi. Come si evince spesso dai miei post soffro per tutte quelle azioni maldestre che alla fine, mostrano proprio poco riguardo, soprattutto nei suoi confronti. Farci i conti è una realtà per me ineludibile ma scriverci è un modo per dire della nostra esperienza e spesso, per dare spazio e dignità al silenzio di Luna.
Mar 23, 2013 @ 17:45:02
Grazie per queste intense parole credo che dovrebbero essere disponibili per tutti gli educatori, per tutti gli adulti che si rivolgono ai bambini dai quali abbiamo molto da imparare. E una volta imparato essere capaci di ” trasferire” queste capacita’ in tutte le relazioni.
Mar 23, 2013 @ 17:57:45
Si Laura, hai ragione. In fondo scrivo anche per questo.
Immagino che a chi legge non importi molto di ciò che accade tra me e mia figlia (come nel caso specifico), ma che possa trarre spunti per riflettere su qualcosa che ha a che fare con categorie più generali in cui potersi riconoscere e riflettere. Almeno, questo spero.
Grazie a te.
Mar 23, 2013 @ 19:27:04
Non creda che non importi ciò che accade tra lei e Luna: essere partecipi alle emozioni accresce la nostra sensibilità ed affina la nostra capacita di amare.
Mar 23, 2013 @ 21:28:53
Forse stiamo dicendo qualcosa di simile. Scrivere delle miei emozioni è un modo per aprire una porta perchè chi entra possa specchiarsi cercando le sue (questo intendevo nel mio primo commento).