di Irene Auletta
In questi giorni sto pensando al convegno che ci sarà domani sui temi scuola, educazione e inclusione. Ogni volta per me è importante separare le esperienze di genitore e professionista per averne chiari i confini e facilitarne un dialogo capace di non confondere luoghi e contesti, pur nutrendosi della reciproca contaminazione.
Con il tema dell’inclusione scolastica mi ci sono scontrata parecchi anni fa con una neuropsichiatra che mi trattò quasi come una demente di fronte alla mia scelta, dichiarata e convinta, della scuola speciale. Se solo mi avesse fatto una domanda le avrei potuto parlare della sofferenza, dell’ambivalenza che mi aveva divorata per mesi, delle tensioni con tuo padre che non voleva cedere e dell’incontro con la dirigente scolastica che aveva consacrato l’unica scelta possibile.
Vedete, mi sento in dovere di essere onesta con voi e dirvi che, con una disabilità grave come quella di vostra figlia, il suo destino a scuola è quello di stare in classe pochissimo e di passare gran parte del suo tempo in bidelleria.
Si poteva aggiungere altro?
In realtà ho raccontato spesso anche del mio primo incontro con la scuola speciale, dove, per la prima volta, sono andata da sola per visitare la struttura accolta da gentilissime insegnanti. Non so cosa avranno visto anche loro, perchè non siamo così bravi come spesso crediamo a nascondere i nostri tormenti, ma ricordo ancora bene, dopo quasi vent’anni, il mio gironzolare nel quartiere piangendo e cercando la mia auto che, dopo la visita, non ricordavo assolutamente dove fosse posteggiata.
Così sconsolata mi ero fermata, seduta su una panchina, e finite le lacrime mi ero detta che proprio quello era il posto giusto per te. Poi, mi sono ricordata del luogo del posteggio ed è iniziata una nuova e ricchissima avventura che oggi, risceglierei ancora e ancora, anche grazie all’incontro con le straordinarie insegnanti di Luna che sempre ho nella mente e nel cuore.
E allora, potreste dire, cosa centra questo racconto con il tema dell’inclusione scolastica?
Da quel giorno, al di là della mia scelta di genitore, non ho mai smesso di occuparmene proprio perchè credo fortemente che il futuro possibile non può coincidere o confondersi solo con quello che ci riguarda o che ci è toccato in sorte. Credo che la tutela di un diritto debba avere un respiro ampio e collettivo e siccome io l’ho sperimentata forte, proprio in un luogo spesso carico di pregiudizi come la scuola speciale, non ho mai spesso di parlarne e di occuparmene.
Come pedagogista in questi anni ho incontrato tante esperienze virtuose ma ancora moltissimi scogli culturali assai appuntiti che chiedono idee, forza e volontà condivise. E allora, mentre il mio intervento sta prendendo forma e direzione, penso alle tante storie incontrate, ai tanti racconti dei genitori, alle parole di educatori e coordinatori che seguono i progetti nelle scuole e da qui parto, con la fiducia che la ricerca educativa ogni giorno illumini un nuovo pezzetto del cammino.
Di tutti noi.