Assistiamo quotidianamente a scene alquanto bizzarre che mostrano senza alcuna pietà la perdita del rapporto con le cose che semplicemente accadono e che, di fronte a qualcosa che va fuori dai nostri schemi rigidissimi, fanno saltare i nervi unitamente alla possibilità e alla voglia di trovare nuove strategie per affrontarle.
Ieri sera ero al supermercato. Sarà stato il fatto che era lunedì, oppure che gran parte delle persone sono rientrate dalle vacanze, oppure ancora il tilt della spesa con lettore autogestito dal cliente. Chissà. Coda interminabile alle casse e tensione crescente nella fila. In queste occasione si ascolta davvero di tutto ma, la certezza della ripetizione dei luoghi comuni, mi fa davvero impazzire.
Alla fine diventa sempre colpa del governo di turno, della politica, dell’eccesso di tasse e dello scarto tra chi se la passa bene e chi fa fatica a tirare a fine mese.
Ho deciso di non farmi contagiare dalle reazioni dominanti perchè, come mi accade sempre più spesso, alcuni modi di vivere il quotidiano mi stanno davvero troppo stretti.
Così ho iniziato ad analizzare il fenomeno da osservatore, almeno ci ho provato, trovando ad un certo punto anche la complicità di un altro cliente sorpreso come me dalla follia che si respirava.
Possibile che sia sufficiente qualcosa che devia dai nostri programmi per trasformare un’attesa di dieci o quindici minuti in una sorta di anticamera dell’inferno? Non ci posso credere e, soprattutto, non posso pensare che non ci siano vie d’uscita da questa follia collettiva. Con il mio vicino di fila abbiamo iniziato a ridere e a scherzarci sopra. Il tempo è passato, la cassiera ci ha ringraziato per il nostro sorriso e per il fatto che non abbiamo aggiunto insulti o vari brontolii a quelli che aveva già collezionato.
Ma in fondo cosa è stato? Nulla. Solo un piccolo slittamento di qualche minuto nei programmi serali di ciascuno.
O forse qualcosa è accaduto. Abbiamo smarrito completamente l’incontro con l’imprevisto, con ciò che non possiamo controllare e dominare, con quello che ci rivela tutta la nostra umanità di fronte ad una realtà fortunatamente non perfetta e non prevedibile. Come qualcuno a casa ha subito commentato, “se va tutto perfettamente secondo i nostri piani, siamo già stressati!”.
Cosa diceva Siddharta di Hermann Hesse, nel suo misterioso percorso alla ricerca della saggezza? So aspettare, ascoltare e digiunare.
Arrivederci alla prossima coda!
Set 11, 2012 @ 15:35:30
Noto anche, rinforzando il tuo ragionento che condivido pienamente Irene, che spesso la capacità di cogliere l’imprevisto e di affrontare l’intralcio con ironia viaggiano insieme. Due qualità scomparse in una: imprevisto ed ironia… perciò la perdita è doppia. E il doppio di “uno” in questo caso non fa “due” ma come risultato dà la rappresentazione di un mondo diverso.
Ciò nonostante questa considerazione ancora non mi sembra importante come invece quello che la tua cominicazione in modo celato svela: un mondo, forse migliore, si costruisce attraverso delle cose davvero molto semplici.
Set 11, 2012 @ 19:12:05
Vero Nadia … perdita doppia! Poi hai colto precisamente, con la tua particolare attenzione di sempre, anche quello che volevo dire, più o meno tra le righe, perchè in un mondo migliore, io ci credo ancora e ogni giorno lo cerco ostinatamente proprio nelle piccole cose.