“Hai lasciato a me il lavoro sporco…”. Questo ho detto ieri a Francesca Rigotti, filosofa, milanese di nascita, residente a Gottinga, docente a Lugano, subito dopo il suo intervento e prima del mio al convegno I percorsi della felicità, Ca’ Roman, Chioggia, Cnca, 7-9 settembre…
In effetti condensare una riflessione sulla Felicità in tre quarti d’ora non è facilissimo. E Francesca è stata veramente brava a compendiare, in un tempo così ridotto, l’intero pensiero filosofico occidentale, interrogandolo a partire dal tema assegnato. In più, lo devo ammettere, con navigata esperienza da conferenziere: testo scritto, ma non si capiva perchè sembrava parlasse a braccio, slide che sottolineavano i concetti in modo spesso divertente, diversi accenni personali, insomma, quarantacinque minuti corsi via con un respiro concettuale imponente e insieme leggero. Finale a effetto, applausi prolungati, coffee break o poi il sottoscritto.
Avrei voluto prendere i miei appunti e stracciarli platealmente a dire con enfasi che, in pratica, tutto quello di cui avrei voluto parlare io – la Felicità come diritto, come valore, come sentimento e come virtù – l’aveva già detto lei. Ma non potevo perchè i miei appunti erano sull’iPad. E poi non era del tutto vero, qualcosa mi restava: parlare della Felicità dal punto di vista educativo. Il lavoro sporco, appunto.
Durante il viaggio di ritorno, mi sono chiesto perchè mi fosse venuta in mente questa immagine, che negli ultimi tempi ho utilizzato più volte e che anche dopo il mio intervento continuava a girarmi per la testa. Perchè parlare di educazione, o peggio ancora farla, sarebbe il “lavoro sporco”? Un lavoro che sporca le mani evidentemente e che, di conseguenza, non tutti vogliono fare? Insomma, cosa è accaduto in quel di Ca’ Roman nei pressi di Chioggia duettando di Felicità con una preparata e piacevole filosofa?
E’ accaduto che ci siamo suddivisi tacitamente i pronomi: lei ha ragionato sulla Felicità dal punto di vista dell’io, io ne ho pontificato dal punto di vista del tu. Insomma, una cosa è cercare la Felicità per me, altra è cercarla per te. Questo, alla fine, è il lavoro sporco. Che poi l’educazione, a seconda delle scuole di pensiero, delle epoche storiche e delle latitudini indichi, prescriva, imponga, solleciti, promuova, aiuti a cercare o consegni chiavi in mano la Felicità, resta sempre un lavoro sporco perchè si fa comunque gli affari tuoi. Del resto, e come si suol dire, qualcuno lo deve pur fare…
NB: devo l’accostamento di questo modo di dire con il lavoro educativo al racconto di Yuri, un educatore di Milano, narrato durante una delle serate di Agorà intitolato Raccolta differenziata. Ovvero quanto pesa il cibo all’osteria dell’educazione
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