lasciar andaredi Irene Auletta

I due protagonisti della scena appaiono particolarmente vicini e nitidi per effetto della visione in 3D. Momento clou del film Gravity dove i due sono costretti a separarsi affinchè almeno uno di loro possa sopravvivere. E’ lui che prende la decisione di sganciarsi dalla  compagna di viaggio dicendole con dolcezza che non dipende da lei, mentre la sente ripetere ostinatamente non ti lascio, non ti lascio.

Delicata faccenda quella del lasciare andare e ripensandoci mi accorgo che questo è stato un po’ il tema della settimana.

Durante la lezione Feldenkrais del martedì la nostra insegnante avvia l’incontro, come spesso accade, invitandoci ad ascoltare il nostro essere distesi a terra sulla schiena. Ci anticipa che durante la serata scopriremo quanti muscoli proseguono in uno sforzo involontario togliendo energia e non permettendo al corpo un completo riposo. Ogni volta mi sembra di intraprendere un’avventura di conoscenza del corpo e so bene che tra l’inizio della lezione e la sua conclusione avrò percezioni e sensazioni molto differenti.

Quasi a sentire i pensieri nelle teste di ciascuno Angela, l’insegnante, chiarisce subito che non si tratta di agire uno sforzo di volontà, che al contrario contribuirebbe a moltiplicare la tensione, ma di scoprire e ricercare altri modi per attraversare alcuni movimenti, producendo nuovi apprendimenti.

In fondo i movimenti del corpo e quelli della psiche o dell’anima li sappiamo procedere a braccetto e così, mentre mi accingo a ripensare alla seduta, non posso fare a meno di pensare che la faccenda mi tocca anche come madre.

Difficile lasciarti andare in un luogo poco familiare, dove ancora non ti conoscono e non ti capiscono. Difficile non sostituirsi alle affermazioni stonate che ti dipingono con molta superficialità. Difficile rispettare l’orario e non farsi travolgere dall’impulso di mollare tutto e correre a prenderti.

Quando i muscoli rimangono contratti la colonna fatica ad estendersi naturalmente in tutta la sua lunghezza e il corpo, contraendosi, si accorcia chiudendosi su sè stesso.

Quando la voce di Angela mi raggiunge facendosi spazio tra i pensieri, rallento, respiro più profondamente e quasi mi pare di percepire quella sottile tensione che fatica a lasciar andare alcuni muscoli al loro completo riposo.

Provo ad andare oltre la volontà e mi concentro sull’ascolto. D’improvviso prende spazio il battito del cuore e mi travolge una forte emozione.

Ecco, ora la colonna distesa a terra può finalmente riposare un po’.