Storie di onde

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di Irene Auletta

Passo il tempo a dirti fai piano, aspetta, stai attenta, guarda dove metti i piedi. A volte mi stanco io stessa nell’ascoltarmi mentre mi ripeto e immagino la tua fatica a tollerarmi. Ha ragione tuo padre quando mi restituisce un eccesso di responsabilità per ogni cosa che ti accade e che ogni volta riesce, immancabilmente, a farmi sentire mancante.

E così, mentre ti dirigi verso il mare, inciampi in un’onda e in un attimo ti vedo distesa a terra. Mi costringo a guardarti rimanendo a distanza contenendo quel bisogno di proteggerti sempre da qualsiasi imprevisto o piccolo incidente. Aspetta, fai piano, non correre. Ma stavolta lo dico a me mentre mi avvicino lentamente per verificare che sia tutto ok.

Appena mi vedi sorridi e intravedo solo l’eco di una piccola paura. Ti aiuto a rialzarti e dopo un piccolo abbraccio ti invito ad andare. Vai tranquilla, la mamma rimane qui e ti guarda da lontano che ormai sei grande. Lo dico a te e lo ripeto a me mentre ti guardo allontanarti felice tra le onde. Ogni tanto ti fermi e guardi verso riva e ogni volta ti dico vai, vai tesoro!

Le onde ci fanno compagnia e con il loro eterno movimento ci ricordano il ritmo dell’esistenza tra tenere e lasciar andare. Cambi tantissimo espressione a seconda di dove orienti lo sguardo, se dentro di te o verso il mondo. Me lo hanno detto di recente e mi sembra una bella verità.

Lascio le ombre li dentro a riposare per un po’ e sorrido all’orizzonte. Vai amore! Prova, insisti e riprova. Prenditi un po’ di libertà mentre io assaporo il gusto dolce e salato della distanza.

Ostinarsi a lasciare

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Yoda_y_Lukedi Irene Auletta

La lezione inizia ed è una di quelle, almeno parzialmente, conosciute. Poco prima con Angela, la nostra insegnante Feldenkrais, avevo anche espresso una mia preferenza proprio per questa ma, sin dalle primissime indicazioni, qualcosa non funziona. L’invito ad andare lentamente, ad essere gentili nel movimento e a cercare la morbidezza, stasera sembra produrre in me l’effetto contrario.

La mente continua ad allontanarsi da quella scena, assorbita da alcune preoccupazioni che in modo prepotente invadono quel sospirato momento solo per me. Penso a te, alle tue fatiche del presente, alle tensioni che sembrano caratterizzare tutte le tue principali relazioni. E soffro.

Fate partire il movimento dai mignoli, incrociate le mani, fatele risalire pian piano lungo il ….. Eccomi che sono già altrove. Penso a quelle frasi sovente rivolte a te ma che, in realtà, sembrano più una recita per me stessa. Ti osservo mentre non molli, ti ostini, resisti. E io a dirti che devi lasciare andare, che devi arrenderti un pochino altrimenti puoi solo continuare a stare male. Ma con chi sto parlando?

Nel fare un certo movimento avverto una lotta fortissima tra corpo e volontà. Le indicazioni di Angela sembrano scontrarsi contro un muro e anche i movimenti più semplici diventano ostacoli insormontabili. La mente si ottunde e in diverse occasione lei si avvicina facendomi notare che sto saltando qualche passaggio oppure sto facendo qualcosa di differente dalla sua indicazione. Ed è proprio questa la sensazione. Sento male da tutte le parti e qualsiasi movimento incontra tensione e resistenza.

Lascia andare questa sensazione e dormici sopra. Vedrai che stanotte andrà meglio e chissà cosa accadrà domani. Angela è straordinaria riesce sempre ad accoglierti dando valore alle tue difficoltà, infondendoti fiducia.

Sveglia, mentre gli altri ancora riposano, mi ritrovo nella mia sala ad occhi chiusi. La voce dell’insegnante riemerge puntuale nella memoria e mi guida nei movimenti e nella sequenza. Tutto mi appare facile e ogni gesto una liberazione. Il corpo cede e con esso la volontà. Lascio andare e le lacrime mi solcano le guance mentre inizio a sentirmi decisamente meglio. Oggi amore avrò qualcosa di nuovo da raccontarti a proposito delle sfide.

Lezione appresa.

Che la forza sia con te

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Primo post della rubrica Riflessi generazionali con la quale continuo la preziosa collaborazione con FattoreFamiglia. Di seguito uno stralcio, il resto potete leggerlo direttamente qui.

 

Stralcio del post da FattoreFamiglia

 

 

Continua la lettura di Che la forza sia con te

Lasciar andare

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lasciar andaredi Irene Auletta

I due protagonisti della scena appaiono particolarmente vicini e nitidi per effetto della visione in 3D. Momento clou del film Gravity dove i due sono costretti a separarsi affinchè almeno uno di loro possa sopravvivere. E’ lui che prende la decisione di sganciarsi dalla  compagna di viaggio dicendole con dolcezza che non dipende da lei, mentre la sente ripetere ostinatamente non ti lascio, non ti lascio.

Delicata faccenda quella del lasciare andare e ripensandoci mi accorgo che questo è stato un po’ il tema della settimana.

Durante la lezione Feldenkrais del martedì la nostra insegnante avvia l’incontro, come spesso accade, invitandoci ad ascoltare il nostro essere distesi a terra sulla schiena. Ci anticipa che durante la serata scopriremo quanti muscoli proseguono in uno sforzo involontario togliendo energia e non permettendo al corpo un completo riposo. Ogni volta mi sembra di intraprendere un’avventura di conoscenza del corpo e so bene che tra l’inizio della lezione e la sua conclusione avrò percezioni e sensazioni molto differenti.

Quasi a sentire i pensieri nelle teste di ciascuno Angela, l’insegnante, chiarisce subito che non si tratta di agire uno sforzo di volontà, che al contrario contribuirebbe a moltiplicare la tensione, ma di scoprire e ricercare altri modi per attraversare alcuni movimenti, producendo nuovi apprendimenti.

In fondo i movimenti del corpo e quelli della psiche o dell’anima li sappiamo procedere a braccetto e così, mentre mi accingo a ripensare alla seduta, non posso fare a meno di pensare che la faccenda mi tocca anche come madre.

Difficile lasciarti andare in un luogo poco familiare, dove ancora non ti conoscono e non ti capiscono. Difficile non sostituirsi alle affermazioni stonate che ti dipingono con molta superficialità. Difficile rispettare l’orario e non farsi travolgere dall’impulso di mollare tutto e correre a prenderti.

Quando i muscoli rimangono contratti la colonna fatica ad estendersi naturalmente in tutta la sua lunghezza e il corpo, contraendosi, si accorcia chiudendosi su sè stesso.

Quando la voce di Angela mi raggiunge facendosi spazio tra i pensieri, rallento, respiro più profondamente e quasi mi pare di percepire quella sottile tensione che fatica a lasciar andare alcuni muscoli al loro completo riposo.

Provo ad andare oltre la volontà e mi concentro sull’ascolto. D’improvviso prende spazio il battito del cuore e mi travolge una forte emozione.

Ecco, ora la colonna distesa a terra può finalmente riposare un po’.

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