di Irene Auletta

Ogni volta che parlo con mio padre, riesce a riflettermi sfumature e aspetti che in qualche modo mi raggiungono ancora nuovi.

Il suo senso di responsabilità nei miei confronti, come figlia, e di mia figlia, come sua nipote, riescono sempre a stupirmi. Uomo di un’altra generazione.

Sentendolo parlare con me si potrebbe immaginare, come partner del dialogo, una giovane ragazza alle prese con le prime esperienze della vita e, invece….

Quando ero più giovane questo suo modo di fare mi infastidiva assai e quasi lo sentivo come un modo di non riconoscermi per quello che ero, per come ero cresciuta e, forse, anche per quello che valevo.

Oggi, ne percepisco possibilità nuove e sfumature altre.

In fondo, ho sempre sentito come stonate le parole di chi si rivolge ai propri genitori dicendo che, invecchiati, sono tornati come bambini e, ammetto, che mi piace fare la figlia e sentirmi tale.

Quando mio padre mi fa sentire che lui c’è, che per me è ancora una risorsa, che ha ancora voglia di occuparsi di me e di noi, lo sento vivo e presente e ogni giorno mi ricordo di non sprecare momenti preziosi.

Ieri, me lo ha ricordato per la duecentesima volta. Ti ricordi quando ti ho portata a teatro a vedere quello spettacolo e tu uscendo continuavi a ripetere tutta contenta “apriti sesamo!”.

Si papà, me lo ricordo bene, come fosse oggi.