Ogni passaggio dei nostri figli segna tappe importanti e ce lo ripetiamo ogni volta, soprattutto quando i cambiamenti portano con se’ nuove difficoltà o prove diverse da affrontare. È l’esperienza che conoscono bene tutti i genitori fin dall’ inserimento nel nido o alla scuola per l’infanzia. Io, ho in mente burrasche.
Quando anni fa, sconfitta dall’esperienza totalmente inutile della scuola materna, andai a visitare per la prima volta la scuola speciale, dove poi hai trascorso anni importantissimi, rimasi così turbata che all’uscita dovetti aspettare oltre mezz’ora per calmare il pianto e capire dove avevo posteggiato l’auto. La ferita era ancora sanguinante e faticavo a immaginare l’esperienza leggera e densa di possibilità che poi invece si è rivelata, anche grazie all’incontro con due straordinarie insegnanti. Forse per questo l’inevitabile passaggio al compimento dei tuoi quindici anni è stato difficile da elaborare più per me che per te. Forse.
Nei due anni successivi ho acceso e spento speranze vedendo appassire quella possibilità che tu non finissi proprio in uno dei servizi dove arrivano quelli definiti più gravi. E così riprendiamo la strada in salita, il colloquio di presentazione, la visita ad un nuovo Centro, l’incontro con nuovi operatori e con tuoi nuovi possibili compagni di viaggio.
E il cuore mi impazzisce insieme allo stomaco e se ne frega di quello che, con calma e pazienza, prova a suggerire il cervello. Ma cosa centra mia figlia in questo posto? Com’è possibile che non possa essere diversamente? Sorrido e dentro rantolo. Si sentirà il rumore?
Alcune cose che accadono durante il colloquio, non riferite alle due operatrici che al contrario mi sembrano molto attente e accoglienti, fanno alzare l’asticella della mia rabbia. Sale fino a quando non arrivo in auto e nel silenzio provo a guardarla in faccia fino a farmi travolgere dal dolore. Eccolo, innominabile. Non vorrei mai che proprio questo accadesse a te ma, ancora una volta mi devo arrendere e forse, come accaduto in passato, nascerà qualcosa di buono.
Quando ti ritrovo, all’uscita del Centro che attualmente frequenti, cerco di nascondere la mia tempesta interiore e spero proprio di riuscirci. Quando mi abbracci, penso che è questo il mio pensiero felice del giorno. Sulla via di casa, i colori di questo strano autunno fanno intravedere un paesaggio dipinto dalla luce del sole tra un filo di nebbiolina e le prime ombre della sera. Il cuore è pensante mentre ti osservo assorta chissà dove.
Almeno, stavolta l’auto l’ho ritrovata subito.
Nov 14, 2015 @ 13:34:15
Immagino…che ci sono giorni Irene,
dove le sfumature della realtà assumono un colore anche poco definito che conosciamo bene perché e’ quello del dolore che non trova senso ma diventa pura emozione profonda….ed e’ così forte a volte che non c’è possibilità di tregua!
E quando arriva restituisce in un attimo qualcosa che ha bisogno di ritrovare nuove fioriture, come quelle che tu riesci a scrivere….
Immagino…🌼
Un forte abbraccio
Nov 14, 2015 @ 14:36:17
grazie Luigina …. scrivere per me è proprio così!