Ci si incontra attraverso il passare degli anni, solite battute e frasi di circostanza. Sei sempre uguale, non sei cambiata per nulla! Quando posso, e se riesco, evito di impantanarmi in questi scambi comunicativi che rischiano di trovarmi incapace di mentire e con quell’espressione un po’ ebete che finisco con l’assumere quando non so cosa rispondere.
Ma oggi il dialogo continua mio malgrado e il mio interlocutore sottolinea aspetti della mia forma fisica, peraltro per nulla secca, quasi a dire che oltre i cinquant’anni ciò che non ti fa invecchiare è la carenza di ciccia. Pensare che ho sempre creduto il contrario e personalmente ho più volte constatato, anche grazie a persone a me molto vicine, che un po’ di rotondità addolcisce quegli inevitabili segni che accompagnano il passare del tempo.
Che poi, a dirla tutta, quel dire non sei cambiata per niente mi raggiunge anche in modo un po’ stonato pensando a ciò che ho attraversato e attraverso nella vita. Ma è evidente che questo scambio rientra nella gamma di quel dirsi superficiale che accompagna gli incontri e che negli anni mi trova sempre più impaziente di andare oltre o anche, altrove.
E’ come se l’estate e con essa i corpi scoperti ed esposti, portassero con sè momenti di confronti e di valutazione che sovente si fermano solo a certe parti del corpo. E così, anch’io mi guardo, mi scruto e provo a dirmi delle differenze. Tra tutti i cambiamenti del mio corpo, che mi pare di accogliere ogni anno con sufficiente serenità, c’è n’è uno che mi coglie spesso impreparata e che sovente rintraccio in uno sguardo sfuggente colto in uno specchio oppure in qualche foto rivelatrice. E’ quello che restituiscono i miei occhi, con o senza trucco, nelle loro profondità.
Gli occhi dei bambini sono inconfondibili, come quelli dei ragazzi, pieni di quella luce che brilla anche attraverso le ombre. E’ la luce della primavera che getta nuove possibilità sui colori che incontra.
Forse gli anni che passano trattengono proprio negli occhi le stagioni della vita e per una come me che adora la primavera e l’estate, lo scarto più grande è proprio ritrovare nei miei, sempre più spesso, i toni e l’atmosfera dell’autunno.
Ago 29, 2013 @ 11:31:46
del resto, l’autunno è la mia stagione preferita…
Ago 29, 2013 @ 12:25:24
La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,
di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai.
Perché ci manca la forza di essere uomini,
quella che ci fa accettare i nostri limiti,
che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia,
in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.
Mi piacciono i barboni.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
sentire gli odori delle cose,
catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.
(Alda Merini)
Grazie, è un piacere profondo leggere i tuoi scritti
Ago 29, 2013 @ 14:29:10
Grazie a te …. anche per le belle parole di Alda Merini che mi hai fatto rileggere e incontrare
Ago 29, 2013 @ 18:06:55
Passare da un apprezzamento del corpo che spesso lusinga le donne (…) a qualcosa d”altro che, spostando lo sguardo o meglio elevandolo riesce ad attribuire senso, é come volare su in alto dove si respira l’aria ci cantava Zucchero. Dare colore allo sguardo allarga il respiro. In autunno l’energia assume toni riposanti… Profondi… Così come lo sguardo.
Ago 29, 2013 @ 21:51:42
Sull’ invecchiamento visto che sono stati citati Alda Merini e Zucchero dico anch’io la mia nominando il grande Francesco Guccini che in un suo concerto
disse: ” Invecchiare è l’ unico modo per non morire giovani ! “
Ago 31, 2013 @ 10:19:00
belli i vostri commenti “musicali” … nuova colonna sonora del post! grazie a tutti
Set 02, 2013 @ 09:55:18
credo sia naturale(almeno per me ora lo è), quando ci si ritrova soli, in silenzio, a guardarsi occhi negli occhi allo specchio, vedere l’abisso di tristezza che ogni giorno cerchiamo di non vedere, tutti presi dalle mille cose da fare e da pensare per noi, ma soprattutto per loro…
Set 02, 2013 @ 11:43:14
Sai Matteo, credo che al di là delle situazioni specifiche, alcuni aspetti della vita e del passare del tempo riguardino un po’ tutti … con più o meno intensità.
“L’abisso di tristezza” di cui parli, per quel che mi riguarda, richiede una forma che possa contenerlo e dargli sfumature differenti e possibili.
Sono convinta che per curare dobbiamo prenderci cura anche di noi …. scrivere è un modo.
A presto e i miei saluti.