Luna è sdraiata, stravaccata direi, sul letto mentre noi quattro, padre, madre, nonno, nonna, stiamo correndo avanti e indietro per assemblare il pranzo da consumarsi, come al solito, nel retro del nostro appartamento agrituristico, in quel di Terralieta, località Fossocorno, Cologna, Teramo.
E’ l’ultimo di questi nostri pranzi ventilati all’aperto, prima del rientro in città. Un po’ allegro, un po’ dispiaciuto, come sempre appetitoso. E Luna ci osserva indaffarati mentre aspetta la Marimba. Sua madre quest’anno l’ha pavlovizzata con quella suoneria e lei, ora, da sdraiata si materializza vicino al tavolo appena la sente.
Nel mio andirivieni cucina-patio, passando ogni volta dalla camera, lancio un sorriso a mia figlia che ricambia. “Servita e riverita!” mi vien da dirle ad alta voce, mentre lei mi segue con gli occhi e quel suo mezzo sorrisino da Gioconda. “Mi sembra il minimo!”, replica sua madre che dalla cucina mi ha sentito.
Sì, ha ragione. Servire una persona come mia figlia, è proprio il minimo. Ma non per pietismo o desiderio di riparazione: va servita perchè non è in grado di servirsi da sola.
Ognuno, alla fine, deve in funzione di quello che può. E per quello che non può, occorre che l’aiuti qualcun altro. Ci facciano un pensierino tutti quelli che, pur potendo, pensano di non dovere. Ne avessero bisogno, si facciano un giro dalle mie parti mentre serviamo nostra figlia. Capiranno anche perchè, in aggiunta, la riveriamo.
Ago 26, 2013 @ 22:54:10
In una società dove noi adulti siamo diventati dei genitori servitori dei propri figli,
facendoli crescere viziati e lobotomizzati, tu e Irene malgrado serviate e riveriate Luna per i motivi da te enunciati, riuscite a far crescere vostra figlia malgrado le sue difficoltà in maniera più autonoma di tanti dotati di possibilità
maggiori di Luna.
Ago 28, 2013 @ 19:19:45
Grazie Franco. Del resto non c’è come avere pochissimo di qualcosa per poterne apprezzare il valore…
Ago 27, 2013 @ 14:31:04
Ciò che emerge sempre leggendovi é il sentimento di rispetto profondo che mostrate dei figli, chiunque essi siano. In questo caso l’atto del riverire spesso inteso, o meglio malinteso come qualcosa di eccessivo e sottomettente ritorna qui forte nella sua qualità del riguardo… Leggere oggi mi ha fatto pensare come , forse é vero bisognerebbe imparare a servire di memo i propri figli ed altrettanto non mancare di riverirli, appunto nel senso profondo che emerge dall’articolo: -imparare a guardarli e guardare ancora, per avere riguardo! – affinché le parole non scadano solo in scontati modi di dire. O almeno questo é ciò che io porto via.
Ago 28, 2013 @ 19:21:52
riverire come avere riguardo, sì, era quello che intendevo. Grazie per averlo esplicitato Nadia. Questo post poteva essere formulato nella forma di un lungo e denso saggio, ma grazie al blog sto imparando che si possono dire molte cose con molte meno parole. E che quelle che mancano, possono mettercele quelli che le trovano. Come te.
Ago 28, 2013 @ 10:02:29
lo dobbiamo dire ai giovani d’oggi, che…quando hanno studiato, poi trovano la scusa che quello era il solo e unico compito, quindi…nient’altro è dovuto, anche se possono, in particolare, mi rivolgo a mio figlio, che…è un bravo ragazzo, fuori si comporta educatamente e volenteroso, ma in casa…crede che tutto gli sia dovuto, e come hai detto tu servito e riverito, nonostante le nostre continue lamentele e rimproveri per le cose sue sparse in giro per casa a mo’ di suppellettili. Quando glielo dico, chiede scusa, e si appresta a metterle al suo posto, io però…vorrei non dover ripetere sempre le stesse cose, vorrei che quando prendesse qualcosa, poi subito la rimettesse al suo posto, e non che lo faccia solo per averglielo ordinato io. Non ci crederete, ma Rossella, con la sua disabilità, è molto più ordinata del fratello, a volte è lei che gli fa da schiavetta, gli porta le pantofole in bagno (se per caso le dimentica), mette a posto i suoi quaderni e libri, quando svariate volte li lascia sul tavolo e tanto altro ancora, insomma…è sempre lì pronta a servirlo e riverirlo, senza ricevere neanche un grazie…che si siano invertiti i ruoli? Dovrebbe essere il contrario, visto che lei non può e lui può…Dov’è che sbaglio, visto che non riesco a farcelo entrare in testa.
Ago 28, 2013 @ 19:26:22
Beh, Paola, se Rossella riesce a mettere in ordine cose del fratello, non mi sembra che non possa. Anzi. Direi che è una notizia straordinaria e mi accende delle speranze per Luna. Dovresti ringraziare il fratello che la mette nelle condizioni di poter essere utile agli altri. Per i nostri figli è un ruolo che rischiano di non poter sperimentare mai.
Del resto se ringrazi il fratello per l’opportunità che offre a Rossella, implicitamente gli dici che far qualcosa per gli altri è importante per chiunque. E magari capisce…
Ago 29, 2013 @ 12:14:15
Grazie Igor per il tuo consiglio e…senza la tua riflessione, non avrei mai pensato che…il disordine di mio figlio potesse servire a qualcosa. In effetti…è la stessa terapia occupazionale che uso io, solo che…inconsciamente, ritenevo tale quello che io ordino di fare a Rossella, mentre non mi rendevo conto che anche il fratello con il suo atteggiamento sbagliato in effetti…aiuta la sorella a svolgere qualche minuto di terapia. Il fatto è che…non sempre Rossella è in casa, o se c’è, abbia voglia di servirlo, allora, le sue cose, se non le metto via io, restano là. Cerco con i miei rimproveri di renderlo autonomo per un domani…caso mai…si trovasse a vivere lontano da casa per lavoro o per altro. Forse ne sto facendo un dramma, però non è bello per me che lavoro, tornare a casa trovare cose impensabili in posti impensabili, bagno indescrivibile, e in quell’istante magari sento bussare alla porta e mi trovo davanti qualcuno che viene a farmi visita, lo dico, perchè mi è capitato, e in quell’occasione, avrei voluto una bacchetta magica per far sparire tutto quello che non andava. Comunque Igor, l’ultimo consiglio che mi hai scritto, è veramente riflessivo, “fare qualcosa per gli altri, è importante per chiunque”…spero che mio figlio capisca.
Ago 30, 2013 @ 11:28:57
Quello che dici, Paola, getta una luce ulteriore sul gesto involontario di tuo figlio e il valore che ha per Rossella. A me pare che tua figlia, sistemando le cose del fratello, non faccia soltanto qualche “minuto in più” di quella che chiami terapia occupazionale. A me pare che stia dimostrando che tu, guidandola nel riordino delle cose, le hai insegnato e che lei ha imparato. Imparare vuol dire saper fare una cosa al di fuori del contesto nel quale te la fanno fare, dunque il comportamento di Rossella con le cose di tuo figlio, è una verifica delle tue e delle sue fatiche. Complimenti a te e a lei! Ora si tratta solo di far capire a tuo figlio la preziosità di tutto questo……;-)
Ago 30, 2013 @ 17:29:21
Igor…starei ore e ore a leggere i tuoi scritti, tu vedi al di là di ogni situazione, e…le tue riflessioni, sono veramente una guida. Ti ammiro molto come consulente pedagogico, e…peccato che siamo lontani, verrei volentieri ad ascoltarti da vicino. Anche Irene non è da meno, ed insieme, fate di questo blog uno dei migliori.