di Irene Auletta
Ricevo una mail da una famiglia incontrata in una recente consultazione pedagogica che mi ringrazia per le indicazioni date rispetto al loro figlio di cinque anni e alle loro difficoltà .
La mail evidenzia come la neuropsichiatra infantile, che ha di recente incontrato loro e il bambino, si sia stupita dell’invio precoce e, soprattutto, avvenuto da parte di una pedagogista.
Faccio un passo indietro per recuperare un passaggio importante.
Nel primo incontro con i genitori, raccolto le loro difficoltà nella gestione di alcuni comportamenti del loro unico figlio. Faccio le domande di rito per raccogliere informazioni su quanto accade nella loro relazione genitoriale, da parte del padre e della madre, entrambi molto disponibili a raccontarsi.
Durante il racconto emerge una situazione molto complessa che mi spinge a riconoscere con chiarezza alcune domande educative ma, al tempo stesso, mi restituisce elementi sulle difficoltà del bambino che mi sembrano coinvolgere altre sfere dello sviluppo e della crescita.
Man mano che la narrazione si arricchisce di particolari, prende forma l’idea di un invio per una valutazione neurologica e, nonostante sia solo il primo incontro, valuto l’urgenza e la necessità di non prolungare ulteriormente questo livello di indagine.
Lo propongo alla famiglia, esponendo le differenze tra quelli che mi sembrano problemi squisitamente educativi e quelli che ritengo opportuno approfondire meglio, per evitare di banalizzarne la lettura con la sola chiave interpretativa pedagogica.
Lo faccio con il tatto che ho imparato a esibire negli anni soprattutto quando devo guardare lo smarrimento e il dolore negli occhi dei padri e delle madri. Però lo faccio convinta che sia importante aiutarli a guardare qualcosa di importante che riguarda la storia del loro figlio e, rispetto al quale, il loro racconto lascia pochi dubbi.
E così arriviamo alla mail ricevuta che, in effetti, mi conferma anche altri problemi, oltre a quelli educativi.
Da qui la strada non sarà facile e io mi auguro di farne, ancora un po’, al loro fianco.
Quante volte gli psicologi avranno fatto lo stesso, riconoscendo un chiaro problema educativo? Quante volte avranno riconosciuto il loro limite inviando i genitori da un pedagogista?
Mi sa che che ci vorrà ancora tanta pazienza.
…
Gen 01, 2012 @ 20:24:27
E lui  Quanto l elenco si allunga, diventerà sempre pià difficile negare il problema, ma continueranno a negare lo stesso.