strani cervellidi Irene Auletta

Riesco a prendere raramente i mezzi pubblici ma, quando accade, mi trovo immersa in mondi paralleli che mi piace osservare con curiosità antropologica.

La scuola oggi è proprio peggiorata, le maestre e i professori non sono più quelli di una volta. Ne ho fatto direttamente esperienza con i miei due figli e le enormi differenze che ho visto tra l’esperienza del primo e l’ultima del più piccolo. 

E poi, con questa storia di tutti questi nuovi strumenti, i cervelli dei giovani sono proprio atrofizzati! Se uno strumento si rompe non sanno più come vivere e non sono in grado di fare un ragionamento sensato.

Il tutto avveniva tra il conducente dell’autobus e una passeggera, particolarmente ciarliera e desiderosa di scambiare piccole perle di saggezza con l’autista. Naturalmente ho riportato solo alcune tracce di uno scambio ben più lungo ma tutto centrato sullo stesso oggetto e con gli stessi contenuti a fare da sfondo allo scambio.

Quante persone finiscono con il fare o l’ascoltare affermazioni analoghe che, alla fine, assomigliano tutte a non c’è più la mezza stagione?

I due protagonisti dello scambio erano relativamente giovani, soprattutto l’autista ma, chiudendo gli occhi, potevo immaginarmi tranquillamente due anziani seduti accanto sulla panchina del parco.

Sono questi i cervelli e i discorsi che i ragazzi dovrebbero rimpiangere o che non saranno più in grado di fare ed esprimere senza avere di fronte uno schermo? Mi sa che questo potrebbe essere un valore aggiunto inatteso!

Attraversando la strada osservo un vigile che con uno sguardo severo ferma un ragazzino in motorino per una manovra vietata. Mentre mi avvicino alla strana coppia, sento che il vigile, per questa volta, non intende fargli una multa ma sta cercando di farlo ragionare, senza prediche, sul rischio appena corso e su quanto, guidando così, potrebbe farsi molto male.

Uno a zero per il vigile.

Sono certa che come adulti abbiamo tanto da insegnare ma credo anche che si debbano con urgenza trovare nuovi modi per guardare il mondo che ci circonda e trovarne il bello  e il curioso da condividere ed esplorare, con i bambini e con i ragazzi.

Dopo cinque minuti trascorsi in autobus, stufa di ciò che mi circondava, mi sono messa ad ascoltare la musica che usciva dai miei auricolari. Mi sono sentita una ragazza.