gergoDA, pronunciato di-a. Ero al primo incontro di formazione in una scuola materna e le insegnanti parlavano dei “di-a” inseriti nel progetto che stavamo analizzando. Mi ci è voluto un po’ a capire l’acronimo, una volta escluso si potesse trattare dell’antimafia.

Mi chiedo se si tratti più di un’influsso burocratico sulla genesi del gergo locale, oppure di pigrizia. In effetti, occorre ammettere che l’espressione “diversamente abili”, oltre a essere ipocrita è anche piuttosto disagevole con quell’avverbio di modo che regge un attributo improbabile.

Sembra che l’imbarazzo culturale non abbia mai fine e il linguaggio, oltre al buon senso, ne fa le spese.
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Dunque mia figlia se fosse nata nell’ottocento sarebbe stata un’idiota (non a nascere nell’800 ma perchè questo è uno dei termini in uso all’epoca per riferirsi a quelli come lei). Se fosse nata a metà del secolo scorso, sarebbe stata un’handicappata, poi una disabile. Oggi può dirsi fortunata, è una lineare, impersonale e asettica preposizione semplice.