di Irene Auletta
Da qualche anno ci incrociamo sulla stessa spiaggia con quello scambio di sorrisi che narra di una medesima esperienza condivisa. Forse anche lei, come me, qui si sente un po’ al riparo da tutti quegli sguardi indiscreti che alla fine della giornata pesano come un macigno sulle spalle.
Al contrario, ogni volta che arriviamo qui, i saluti mi raggiungono come carezze delicate e leggere, nella loro sincera discrezione. “Benarrivati … Ma guarda come si è fatta grande questa ragazzina!”. E tu fai finta di non guardare nessuno nascondendo la tua emozione dietro quella faccia seria che sembra essere altrove.
Ogni estate è un po’ come tornare a casa e vederti così a tuo agio in questi luoghi ormai familiari mi rinnova la conferma della scelta. “Noi ormai abbiamo figli grandi e ci piace girare e cambiare posto ogni anno!” . Così mi saluta un signore appena arrivato nello stesso agriturismo quando dico che noi, indicandoci entrambe, siamo delle affezionate. Vorrei replicare ma rimango in silenzio con i miei pensieri. Talvolta, è meglio tacere.
Il pensiero mi corre ancora a ieri mattina e a quella nota stonata. Appena arrivati l’abbiamo ritrovata quella stessa madre, su quella medesima spiaggia ma, appena i suoi occhi ti hanno raggiunto, ho capito. Certo, non potevo esserne certa ma quel dolore mi è arrivato con una forza quasi inequivocabile. La disabilità e la malattia sovente vanno a braccetto e quando la seconda la fa da padrona, accade.
Poco dopo ne abbiamo avuto la conferma da chi, sapendoci uniti da un simile destino, ha sentito il bisogno di raccontarcelo subito dando conferma a quel dubbio certo. La morte riesce sempre a coglierci impreparati, anche quando il suo annuncio è stato urlato più volte con tenacia.
E ora lei mi appare così, parte di un gruppo che mi ricorda il Clan delle cicatrici citato nel bellissimo libro Donne che corrono coi lupi. Madri che affrontano l’indicibile, con le spalle curve e gli occhi attraversati da temporali. In questi giorni spero di trovare le parole giuste per salutarla , per dirle che ho saputo. Oggi no.
Quando poco dopo le passo nuovamente accanto con te vicina, ci guardiamo per un attimo e so, senza alcun dubbio, che ha già capito.
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