Che poi è un balcone. Anzi, un terrazzo. Abito al settimo piano, so cosa vuol dire. Credo di aver preso in affitto questa casa tra le miriadi che ho visitato molti anni fa perchè, varcata la soglia con l’addetto dell’agenzia, ho visto d’infilata sulla mia sinistra la prospettiva corridoio-disimpegno-sala-portafinestra-balcone-Grigne e Resegone. Per non parlare dei tetti di fronte, non ancora rialzati dalla furia milanese del recupero solai costi-quel-che-costi.
In fondo sarebbe pure un sogno. L’affaccio balconesco mi ha sempre sedotto, sin da ragazzo. Bellissimo vedere cose dall’alto, le persone come formichine, lo skyline, non si chiamava così una volta, bastava “panorama”, che si staglia sull’orizzonte e riassume il mondo, sintetizzandolo. Forse lo “skyline” è la metafora del nostro tempo, non servono i particolari, basta una linea e tutto quello che c’era da vedere l’abbiamo visto. Pensa che sarebbe se questo palazzo del ’35 in cui abito non fosse così testardamente inchiodato alla piazza d’origine. Si sradicasse e se ne andasse in giro vedrei molti più panorami, molte più persone-formichine, le mie gallerie neuronale e digitale di immagini si arricchirebbero esponenzialmente. E senza muovermi da casa.
Non mi è mai piaciuta l’idea della crociera. Me la sono sempre raccontata come diffidenza nei confronti degli alberghi in genere, di lusso in particolare. Io preferisco una casa, ovunque vada, stare in albergo mi ingabbia. Ma non è vero, il problema è un altro. Da un albergo si può sempre uscire e andarsene dove si vuole. Da una nave da crociera, no. Quello che fai su una nave da crociera è affacciarti al balcone, pardon, terrazzo e godere degli skyline che scorrono. Poi rientri in casa, dove trovi un esercito di domestici che ti accudisce, la beauty farm nel tinello, piscine a scelta nel pianerottolo, ristoranti, sale cinematografiche, teatri, negozi e un milione di gentilissimi addetti pronta a soddisfare ogni tuo desiderio. Tutto splendidamente disponibile all’interno del condominio.
Una crociera in giro per il mondo, in realtà, non ti porta da nessuna parte: porta il mondo in casa tua. Un mondo bonificato e di agi, certo, ma puoi goderne senza muoverti di un metro. Per questo quando finisce una crociera, recita una pubblicità che oggi suonerebbe sinistra, la tua casa, quella vera, ti sembra grigia.
Una crociera è un viaggio in un sogno: il sogno non di un luogo lontano, ma del luogo dove siamo già, senza le sue difficoltà, i suoi problemi, i suoi grigiori, le sue fatiche. E’ dura incocciare in uno scoglio e svegliarsi.
da Il senso della vita, dei Monty Python
Gen 19, 2012 @ 18:23:46
Ho apprezzato a volte la “comodità” a pagamento degli alberghi a 5 stelle, ma nelle mie possibilità amo brevi vacanze anche negli altri più modesti, possibili per le mie tasche: non pensare a pranzi e cene da andare ad acquistare prima di doverli cucinare e consumare in un tempo inverosimilmente breve rispetto a quello della loro preparazione, non spazzare, lavare bagni e via dicendo per una settimana o due l’anno, mi da un senso di leggerezza e di disimpegno impareggiabili. Non amo la casa in vacanza non come luogo ma per la rinnovata fatica quotidiana che comporta. Adoro gli agriturismo formula albergo. In questo senso se non soffrissi il mare e la costrizione forzata in un luogo dal quale non puoi scendere, probabilmente apprezzerei anche una crociera come vacanza riposante. Nonostante ciò condivido il resto: la crociera è portarsi a casa il mondo in modo bonificato e finto, non è un andare in giro ma un girare lo sguardo attorno a ciò che si ha voglia di vedere. mi sembra però che la tematica sffronti due nodi differenti:
– il primo è il senso che ognuno di noi può dare o cercare nel prorpio modo di vivere la vacanza e in questa dimensione credo possano coesistere ed esere leguittimi sensi molteplici,
– il secondo è come la cultura del “finto ad effetti speciali” arrivi a costruire riti tanto insesnati quanto assurdi e pericolosi come far fare ad una nave di quelle dimensioni un inchino ad un isola!? Persino il linguaggio è surreale. Credo che se ci sentisse un marziano ci poterebbe dritti alla neuro.
Gen 19, 2012 @ 23:32:16
Io in verità non ho mai avuto e/o cercato la “possibilità” di godere vacanze in alberghi a 5 stelle o luoghi di super lusso. Ho sempre passato le mie vacanze visitando modestaemnte luoghi persone culture paesaggi cibi. La maggior parte “on the road” un pò alla Kerouac. Però lo “sfizio” di stare nel lusso con mille “domestici” attorno mi incuriosiva. Quale miglior occasione il viaggio di nozze. Diviso in due la prima parte su un isola sperduta in un super resort paradisiaco la seconda in tour facendo trekking qua e là.
Ecco il primo giorno di vacanza dopo 30 ore di viaggio l’ho trascorso a dormire e a capire dove fossi. Il secondo giorno l’ho passato a prendere le coordinate del posto a capire come si “faceva” in un pòsto così “figo”..il terzo giorno ho iniziato a capire che se avessi voluto qualcuno che mi diceva ora è il momento di respirare l’avrei avuto…..
Insomma ozio totale…ma…mi sentivo a disagio.
Ho passato una mezzora ad osservare una ragazza dietro al bancone del bar in spiaggia. Aveva mezza mano ustionata da una bruciatura ai fornelli. lavorava come una formichina..instancabile, non alzava mai lo sguardo…sempre giù tutto il giorno a tagliare cose, preparare snack ecc..per chissà quanti pochi centesimi…e io li dietro seduta a “godere” della mia honeymoon…ci credi che mi sono sentita in colpa…mi stavo pure stufando a non far niente e ad essere servita e sopratutto riverita…sarei saltata dall’altra parte del bancone per aiutarla…giuro…
Il secondo giorno le ho chiesto come stesse andando la mano e lei ha fatto una faccia come per dire…”una cliente si interessa di me??!?”….mi sono sentita ancora peggio. Ho passato il resto dei pochi giorni che mi rimanevano praticamente sulla sdraio in spiaggia guardando il mare e basta…e aspettando di tornare sulla terra ferma!
La vacanza super lusso sopratutto su una nave da crociera da solo l’illusione di fare vacanza “come si deve”…ma alla fine non è nient’altro che un falso teatro dove le scenografie e il copione sono scritte veramente dalle persone che ci lavorano.