di Igor Salomone

I parigini ne hanno piene le scatole dei monopattini elettrici in sharing. Che a ben vedere il problema non sono i monopattini elettrici, ma lo sharing. E, consultati, dicono che vogliono vietarli.

Devo ammettere che non ho alcuna simpatia per quei cosi, piccoli, troppo veloci, semi invisibili dal posto guida di un’auto. Ma non mi è mai piaciuto il ruolo del bacchettone, quindi girino pure. Nell’attesa che qualcuno prenda dritto me o mia figlia o chiunque si accompagni a me, magari sulle strisce pedonali, o sul marciapiede. In quel caso non posso promettere di non far volare qualche ceffone.

Ma non è questo il punto. Il punto è il modello di sharing che i monopattini elettrici stanno portando al limite. Non mi interessa fare del moralismo, ma le #conseguenzepedagogiche vanno viste e raccolte. Cosa stiamo dicendo quando pensiamo di poter prendere quello che ci serve semplicemente allungando una mano, anzi un’app e poi mollarlo dove ci capita quando non ci serve più? Lo sharing è essenzialmente una pratica di condivisione, ma ciò che si condivide non è un semplice mezzo, si condividono uno spazio, un ambiente, delle regole. Quindi abbandonare ciò che ti viene messo a disposizione nei modi e nei posti più assurdi, fregandotene di chi viene dopo o di chi deve passare di lì, è l’esatto contrario del condividere.

Cartellino giallo a tutti i genitori che si lamentano o fanno il pippone ai figli perchè disseminano casa delle loro cose e poi fanno lo stesso magari proprio con un monopattino elettrico.