di Irene Auletta
“La vita non è statica fluisce cambia di continuo, l’unico elemento costante è il cambiamento” (Moshe Feldenkrais)
Reduce da un seminario Feldenkrais mi ritrovo davanti alla tastiera del mio portatile con l’esigenza e il desiderio di trattenere, anche attraverso le parole, un’esperienza importante, ricca, generativa.
Otto donne, comprese la maestra storica e una sua collega, in una location incantevole e accogliente, a contatto con una natura fresca e rigogliosa capace di sostenere, con tutta la sua bellezza, un percorso di scoperte e ricerca.
Il femminile, unitamente alla professionalità delle insegnanti e alla disponibilità dell’intero gruppo di stare nell’esperienza, ha fatto sentire forte la sua peculiarità connotando in modo inequivocabile la possibilità di guardare la cura di sé e delle proprie relazioni, attraverso quello che più volte è stato definito e presentato come “apprendimento organico”. Il corpo ascolta, impara, modifica, producendo cambiamenti rispetto a quanto gli ruota intorno.
Parole e significati ormai familiari, dopo anni di incontro con questo metodo, si rivelano preziosi e graditi compagni di viaggio. La ricerca della grazia, il valore della gentilezza, la possibilità di imparare grazie alla lentezza e al “fare meno”, il dedicarsi tempo in un dialogo continuo rivolto alla conoscenza di sé e al riverberare di questa nelle relazioni circostanti.
Le lezioni si intrecciano al quotidiano che, l’esperienza stessa della residenzialità, rende speciale. Le storie dei corpi si raccontano nei gesti e attraverso le parole, condite di variegate tinte di emozioni e significati, senza rinunciare a musiche e danze.
La cura prende forma e luce, tono e colore, mostrando vie possibili di crescita e cambiamento. Ciascuna porterà via con sé un piccolo tesoro a cui poter attingere nel tempo, per continuare ad apprendere qualcosa che avrà a che fare con quell’intreccio indissolubile che riguarda il corpo, la mente e le possibilità di dare significato alla vita, continuando a cambiare e quindi a imparare.
Grazie Moshe!