Mi sorprendo spesso ad ascoltare alcuni commenti delle madri e nel riscoprirne al contempo ambivalenti sentimenti di grande vicinanza e distanza abissale. Dopo anni di frequentazioni è quasi possibile riconoscere delle frasi ricorrenti e tipiche che, ad un attento ascoltatore, possono svelare l’età di quel figlio e di quella storia di incontro.
Sono tante le notti insonni, è vero che ci si abitua però che fatica! Piange ancora tanto ma speriamo che questo periodo passi presto. E’ uscito per la prima volta solo e poi mi ha detto: “mamma devi abituarti ormai ho dieci anni”. Bellissima pagella, sono contenta. Primo viaggio all’estero da sola, un misto di soddisfazione e preoccupazione. Capisco che questa è l’età della stupidera ma sono davvero insopportabili. Ma ora che ha un lavoro perchè non si decide anche ad andare per la sua strada?
Immagino che molte madri come me, abitanti di storie diverse, vivano gli stessi sentimenti e, con il passare degli anni, mi pare di cogliere sempre con maggiore chiarezza quelle dinamiche ricorrenti che si guardano con quell’amore sempre un po’ velato dalle ombre della malinconia. In fondo ci sono figli, come la mia, che a quasi diciassette anni chiedono un continuo equilibrio tra corpi ragazzi e comportamenti e gesti infantili. Quali bisogna accogliere e a quali dare la precedenza?
Ogni volta che sento dire che sei monella o che fai i capricci vorrei schiacciare il tasto del rewind per permettere all’interlocutore di ripetere la frase in modo adeguato alla tua età. Nei miei giorni peggiori credo di incenerire con lo sguardo soprattutto quando alle parole, si uniscono gesti altrettanto impertinenti e inappropriati.
I progetti sull’autonomia sono fra i più nominati per chi incontra storie di disabilità ma ci sono ancora tanti percorsi da scoprire e intraprendere per aiutare genitori e operatori a trovare nuove strade possibili e più adeguati vocabolari per raccontare.
Io ci provo ogni giorno con molta fatica e, devo riconoscere, con altrettanta solitudine. Come dico spesso però, può essere che l’esperienza che attraverso come madre abbia il suo maggiore vantaggio e valore in ciò che mi permette di imparare come genitore e di insegnare nella mia professione educativa. Tutto il resto fa parte di quelle storie che per la loro delicatezza, chiedono di essere trattate con cautela e protette dagli sguardi altrui.
Siamo un po’ così noi che dobbiamo barcamenarci tra primi reggiseni e accudimenti infantili, tra proteste adolescenti e abbracci da bambini piccoli, tra urla e pianti disperati. Isole tra isole e orizzonti cangianti. Per fortuna i cieli ci sostengono nel loro mutare colore e, tra azzurri, rossi e neri, c’è sempre lo spazio per un respiro arcobaleno.