Strani destini

4 commenti

votare...?

E’ arrivata anche la Tessera elettorale. Doveva arrivare, inesorabile. Ma ovviamente non ci avevo minimamente pensato e quando è successo, stamattina, si è compiuto un altro passo verso il tuo e il nostro destino. Sei diventata maggiorenne da qualche mese, e da allora sto cercando di capire che senso mai possa avere la qualifica “maggiorenne” riferita a te.

Ricordo come fosse ieri quando lo sono diventato io. Non potrei dimenticarlo e per almeno due buone ragioni. La prima è che quando ho compiuto i miei diciotto anni, era stata appena approvata la legge che portava la maggiore età dai ventuno, appunto, ai diciotto. La seconda è che uno dei miei primi atti alle elezioni di qualche mese dopo, non è stato solo partecipare come elettore, ma candidarmi al consiglio comunale del mio paese e poi sedermi in quel consiglio per i successivi cinque anni. Un abisso. Di tempo e di senso.

Poi, naturalmente, è arrivata la patente di guida. Per il resto ero già maggiorenne da tempo, nel senso che facevo le mie scelte da me, uscivo la sera e tornavo quando volevo, frequentavo vari gruppi di amicizie, avevo la ragazza. Mancava solo l’indipendenza economica, ma per quella ci sarebbero voluti altri dieci anni e passa…

A pensarci bene, anche per te la maggiore età segna un passaggio, non quella dalla condizione di minore a quella di cittadino adulto con tutto il corredo di diritti e di doveri, ma quello da minore a disabile. Sino al 19 ottobre scorso, dal punto di vista istituzionale eri assimilabile a tutti i tuoi coetanei under 18, dal 20 in poi sei diventata ufficialmente una persona con disabilità.

Quindi ti è arrivata anche la Tessera elettorale. Carta straccia. In compenso presto ti arriverà la pensione. Una miseria, ma certamente più di quanto guadagnassi io alla tua età. E del resto, probabilmente, sarai l’unica in famiglia ad averne una.

Strani destini si incrociano nelle nostre vite. Invisibili tra le pieghe di una quotidianità che siamo abituati a pensare normale. Fortunatamente di quando in quando il mondo, con involontario ma preciso cinismo, torna a dirci che tanto normali non siamo. Ricordandoci con un flash tutto ciò che non potremo mai essere.

Donne, menti e cuori per l’educazione

4 commenti

foto 2
foto 1

di Irene Auletta

Sfoglio un album di foto ricordo.

Luglio 1991. Incontro per la prima volta due gruppi di educatrici di servizi per la prima infanzia di un comune dell’hinterland milanese. Allora si chiamavano ancora asili nido. Loro si stavano cimentando con un forte bisogno di formazione e di cambiamento e io con le mie prime esperienze nel ruolo di consulente pedagogico. Di certo allora, nessuno di noi avrebbe immaginato una storia professionale che ci ha viste per quindici anni compagne di viaggio.

Febbraio 2014. In occasione di una serata culturale che conduco insieme ad una collega ci incontriamo di nuovo. Senti Irene, quest’anno ricorrono i miei quarant’anni di lavoro e, anche se in pensione ci andrò il prossimo anno, mi piacerebbe fermare questo momento raccogliendo la mia esperienza e condividendola con le persone che insieme a me, hanno attraversato la mia storia professionale. Ci stai? Mi daresti una mano a pensare ad una serata che si configuri come incontro leggero, per festeggiare e ricordare insieme?

Aprire 2014. Eccoci di nuovo qui. Come succede nelle storie importanti, anche se non lavoriamo più insieme da parecchi anni, appena arrivo riconoscono il clima, l’organizzazione e la cura dell’ambiente, i sorrisi e i saluti che parlano di incredibili intrecci di vita e lavoro, trattenuti anche nel titolo dell’invito preparato dalla festeggiata e consegnato a ciascuna delle invitate. Non potrebbe essere diverso per lei perchè questo è sempre stato il suo modo di intendere il lavoro e l’educazione. Intrecci tra mente e cuore, tenacia e leggerezza, rigore e tenerezza, fatiche e raccolti.

Ricorrono parole che riconosco semi della nostra storia e che son diventati frutti individuali ricchi di sfumature differenti. Crescere, imparare, insegnare, credere, osare, sperimentare, divertirsi, impegnarsi. Il tutto condito con la passione che in tanti anni di lavoro ha fatto patire e ha permesso di gioire.

Serata ricca, piena di emozioni, ricordi, immagini, racconti. Di te mi ricordo bene quella volta che… Ti ricordi quando insieme abbiamo? … Quando ti ho conosciuta ho pensato… Durante la serata ci fanno compagnia tante fotografie che ritraggono momenti di quarant’anni di lavoro con bambini, genitori, colleghe e formatori. Materiali elaborati e prodotti individualmente e insieme. Programmazioni di lavoro, profili dei singoli bambini, lettere destinate a referenti istituzionali, tracce di momenti formativi e altro ancora che racconta una storia che, insieme ad altre storie, ha attraversato le trasformazioni dei luoghi educativi pensati per accogliere bambini piccoli e le loro famiglie.

Momenti di respiro profondo. Un’educatrice, già in pensione da qualche anno e che ha lavorato fino a sessantacinque anni con il sorriso sulle labbra e negli occhi, mi dice che ci voleva proprio, una boccata di ossigeno!

Educazione e vita, ancora una volta insieme in quei saluti affettuosi che profumano di un nuovo arrivederci.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: