In mare aperto

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di Irene Auletta

Siete pronti per questa nuova giornata? Lo chiedo a due bambini, vicini di casa, pronti per la loro mattina al nido e alla scuola per l’infanzia, mentre aspettiamo insieme l’ascensore. La piccola, con gli occhi grandi e spalancati, mi fa cenno di no con la testa mentre il fratello, sorridente e intraprendente, mi dice trentamila volte no!

Ridiamo mentre rispondo che uscire di casa e’ sempre difficile anche per me che sono grande e così comincia la giornata. Non posso non pensare a quello che ti ho detto poco fa di fronte alla tua ostinazione che in queste ultime settimane ci sta facendo vedere i famosi sorci verdi.

Mamma ti capirà sempre perché la tua vita e’ proprio tanto difficile, ti sussurro all’orecchio mentre abbracciata provi a trovare una tregua a qualcosa che sembri non capire neppure tu. Lo dico a te anche per dirlo a me e a tuo padre che in questi giorni cerchiamo spesso quell’ironia e allegria che ci salva da momenti “da pazzi”.

Proprio in queste ultime settimane, anche per lavoro, sto incrociando tante testimonianze di genitori con figli disabili. Sembrano esserci quasi due fazioni divise tra quelli che si lamentano sempre di tutte le loro fatiche e del destino crudele e quelli che invece portano alta la bandiera fortunata di un’ostentata positività, sempre e comunque.

Forse, siamo tutti in mare aperto e, tra le onde a volte grosse e altre dolci e morbide, cerchiamo il respiro giusto per noi, tra fatiche e bellezze. Mi piace pensarmi così e soprattutto mi piace capire che cosa farmene con te, figlia mia, del nostro gioco tra le onde.

Chissà quante volte anche tu non sei pronta per la nuova giornata e quante altre volte avresti da dire e da ridire. Ma il silenzio ci stringe in una morsa che per prima soffoca te, nell’impossibilità di dar voce alla mente e al cuore. E noi al tuo fianco a volte, con te, boccheggiamo. Ma altre, no.

Corri, corri che babbo ti aspetta all’ascensore! Aspetta … un altro bacio che stasera mamma non c’è ma torno domani e ci sarò ad aspettarti al pulmino!

La scena piena delle mie parole si svuota riempiendosi di un tuo gesto d’amore. Lo tengo stretto stretto e poi lo metto in valigia.

Si, ti dico a distanza, sperando di raggiungerti nei sogni, ti capirò sempre. Sempre.

Lo senti il profumo del mare?

Meteonde

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di Irene Auletta

Ci sono giornate più facili di altre, ma quelle che ancora, dopo tanti anni, fatico a digerire, sono quelle in cui non stai bene fisicamente. Mille volte meglio quando fai le bizze, quando sei nervosa e non capisco perchè, quando forse semplicemente vuoi startene un po’ per i fatti tuoi e diventi intrattabile. Ma vederti sofferente …

Però oggi pomeriggio è successa anche una cosa bella, di quelle che mi fanno sentire schizzata fino alla percezione di essere fortunata. Ho messo in stand by il resto del mondo e sono rimasta vicino a te fino a sera, a guardarci quella serie televisiva che ti piace tantissimo e ti fa ridere a crepapelle nonostante il disagio evidente del tuo corpo che non ne vuole sapere di fermarsi un pochino a riposare.

Tu guardi la tv e io guardo te chiedendomi quanto è tutto difficile e che peso ti è capitato addosso nella vita. Di facile nulla eh Luna? Lo diceva già tuo padre parecchi anni fa nell’incipit di un suo capitolo. Cazzarola, di facile proprio nulla.

Ma per te, figlia mia, non per me.

Forse si dedica ancora troppo poco spazio al peso del vostro fardello e può essere che proprio per questo motivo detesto le facili etichette che, in aggiunta,  tu e tanti altri ragazzi come te, a volte dovete portarvi sulle spalle. 

Testardi, monelli, viziati, furbi, “che ci provano sempre” , “che quando vogliono capiscono”, “un po’ ci fanno, un po’ ci sono”. Stasera se qualcuno osasse dire qualcosa di simile in mia presenza potrei incendiarlo con lo sguardo.

Io figlia, in questo momento mi metterei ai tuoi piedi e in parte lo sono  già mentre tento di facilitarti ogni cosa anche scherzando sulla serata ricca di trasgressioni di quelle che si fanno solo in certe occasione però! Scherzo, rido e provo a rendere leggere le fatiche, esattamente come fanno tanti altri genitori  nei momenti di onde alte e un po’ burrascose.

E così arriva sera e solo quando finalmente ti addormenti rimango per un po’ affacciata alla finestra. Mentre il mondo continua il suo giro, il nostro vento, anche stavolta, si è calmato.

Sogni infranti

5 commenti

sogni infrantidi Irene Auletta

Adoro il mare, mi trasmette molta energia e mi piace sempre osservare il gioco che fanno le onde accarezzando la spiaggia, lasciando quelle bollicine che spariscono dopo qualche secondo.

Ma come si fa a superare la delusione di questo figlio? Dei suoi incomprensibili comportamenti e degli scarti tra ciò che sembrava poter diventare da piccolo e com’è diventato ora?

Quante volte colgo tra le pieghe delle mie conversazioni con i genitori sentimenti quasi indicibili perchè etichettati come poco leciti. La delusione, il senso di tradimento, il rifiuto, tutti accomunati da quel gusto amaro che hanno le attese deluse.

Accade molto più di frequente di quanto si possa immaginare eppure non è facile parlarne, dando voce alle sfumature più aspre di alcune emozioni.

E’ un sogno infranto, mi dice un padre con grande dispiacere.

So molto bene cosa vuol dire chiedersi di accettare un figlio per quello che è e lungi da me la tentazione di fare qualche bella prescrizione sul da farsi, come una bella ricetta facile facile. Però so anche che è l’unica strada possibile per non condannarsi ad un’esistenza mediocre, sofferente e piena di acredine.

Ci sono nuovi sogni, che abitano nella realtà, che possono far incontrare sorprese inattese, sentire profumi nuovi e cogliere sfumature dell’esistenza visibili a pochi.

Penso alla sensazione che provo ogni volta che entro in acqua per fare una nuotata e a come il corpo si adatta ad essere avvolto dalla frescura liquida. Le onde sembrano scomparire ma ce ne sono subito di nuove sempre più frizzanti. Quelle che si infrangono, lasciano il posto ad altre che ogni volta assumono una nuova forma e un rinnovato vigore. Mi lascio cullare, sospesa in un abbraccio eterno, prendendo energia dal mare, dal sole e dalla luce riflessa.

Anni fa, sognavo di fare nuotate straordinarie, come fossi una vera atleta. Nel tempo ho imparato ad apprezzare il mio rapporto con l’acqua e, in particolare con il mare. Non nuoto affatto con uno stile perfetto e neppure me ne importa nulla. Quello che mi da gusto è il sapore del piacere che ogni volta si ripete, come la prima volta ma ogni volta diverso.

Così è mia figlia. Avrebbe potuto essere un onda diversa ma ha preso questa forma e di certo non le manca l’essere frizzante e ricca di bollicine.

Assomiglia a suo padre come una goccia d’acqua ma, come me, adora il mare.

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