Danzando insieme

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di Irene Auletta

Come sta la mia Luna?  E’ passato un anno e quella domanda ogni tanto torna a farmi compagnia. Me la coccolo tenendola  stretta vicino al cuore, esattamente come facevo ogni volta che eri tu a pormela. 

Lo sapevo che avrei perso un pezzo,  lo sapevo che nessuno mi avrebbe compreso come sapevi fare tu, lo sapevo che così è la vita, che si nasce e si muore. 

Quello che però non potevo immaginare non era la sofferenza, che mi aspettavo come certezza,  ma il senso di mancanza, di vuoto, di perdita di orientamento, di cuore pesante.

Eppure, negli anni, me lo sono detta tante volte che nessuno mi avrebbe più guardata come mi guardavi tu quando, anche senza parole, ti dicevo, mamma per me è troppo, mi sembra di non farcela. E tu, con gli occhi pieni e brillanti, eri pronta ad esserci e a dirmi ce la fai, ce la fai di sicuro.  

Negli anni ho sempre pensato che questo fosse il più grande tesoro che potevi lasciarmi ed è quello che provo a fare ogni giorno, come madre, nello starti vicino e sostenerti ogni volta che cadi e inciampi. Ce la fai Luna, ce la fai di sicuro. 

Non voglio neppure chiedermi figlia mia se un giorno arriverò a mancarti allo stesso modo, perché se finora ho imparato qualcosa, e’ che quanto ci sostiene e tratteniamo nella memoria, abita nel cuore. Mi va bene così.

Negli ultimi tuoi anni , quelli del tramonto, succedeva una cosa molto bella. Ogni volta che venivo a trovarti, appena mi vedevi esclamavi sorridendo eccola la mia Irene e io spesso, come in un gioco complice,  non potevo fare a meno di risponderti eccola la mia mamma. E ridevamo. Lo faccio spesso anche con Luna, questo gioco, ma lo facciamo in silenzio, come tutto ciò che parla del nostro amore. 

Così proprio oggi, in silenzio, mentre le lacrime accompagnano il ricordo, mi raggiunge una musica e nel cuore riconosco la nostra danza.

Eccoci, ancora insieme.

Non lasciamoci litigate

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di Irene Auletta

La mattina a volte è davvero difficile e in tante occasioni più che un risveglio morbido sembra un allenamento di resistenza. 

Tu che resisti ad alzarti e, da lì in poi, perpetui il comportamento nei confronti di tutti (o quasi!) i rituali del mattino, compresa l’uscita da casa.

Io che che resisto nella ricerca di strategie, di calma e di pazienza che a volte non vanno d’accordo con l’orologio, nonostante il tempo a disposizione per noi non sia affatto frettoloso.

Così, come è accaduto anche stamane, giunte in auto ci ritroviamo sedute accanto ma lontane, in mondi paralleli. Dopo pochissimo a me e’ già passato tutto, anche qualche frazione di stizza che a volte mi segnala che sono umana, mentre tu prosegui a lungo nella tua chiusura.

Difficile capire cosa accade, difficilissimo raggiungerti nei luoghi nascosti  e oscuri delle tue stereotipie così, in viaggio, il silenzio ci fa compagnia con tinte spesso malinconiche.

Mi dispiace sempre molto salutarti con questo stato d’animo ma so bene che insistere non modificherebbe nulla e, al contrario, quando ti senti troppo sollecitata, rispondi sovente con una chiusura ancora più tenace. 

So bene anche che anche il tuo comportamento poi si modifica e, anche nella distanza, ti penso serena coinvolta in altre relazioni ed esperienze.

Completamente differenti sono le occasioni in cui ci ritroviamo a fine giornata e non mancano mai quei tuoi saluti calorosi e ricchi d’affetto che, quasi sempre, ripagano dei saluti difficili del mattino e ci permettono di ritrovare un’intesa complice a volte gioiosa, a volte più quieta, ma sempre in un’intensità di presenza che diventa scorta preziosa per gli inevitabili affanni quotidiani.

Ciò che molte persone lontane dalla disabilità non riescono proprio a capire sono gli sbalzi continui da montagne russe e quei vuoti di presenza che, anche da vicinissimo, segnano distanze siderali.

Io comunque non mollo e te lo dico spesso. Dai Luna non lasciamoci litigate!

E ogni tanto, quando si aprono spiragli che profumano di magia, scoppi a ridere di gusto, in un abbraccio pieno di bellezza che, ogni volta, mi conferma che sono esattamente dove voglio essere. 

Sempre.

Last minute: presentazione di Frammenti

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Frammenti di vita. Presentazione

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Prima presentazione meneghina di Frammenti di vita.

Sarò intervistato sulla mia ultima fatica (il libro? la malattia? vedremo) da Francesca Roveda, instancabile e determinata dirimpettaia e amica
Al termine l’immancabile firma-copia, quindi chi l’avesse già acquistato lo porti con sé se vuole, gli altri troveranno il libro in vendita nella sede dell’evento, i pigri possono sempre acquistarlo con Amazon qui https://amzn.eu/d/2WpDD60

Il lato oscuro della Forza

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di Igor Salomone

A. Però Maestro, non sono sicuro che l’intelligenza sia sempre una cosa buona. L’intelligenza può creare mostri, pianificare genocidi, affamare popoli, sfruttare gli umani, distruggere l’ambiente, costruire cose inutili, inventare cose sempre più pericolose

M. Mai detto che l’intelligenza sia una cosa buona.

A. E allora perché le stiamo dando così tanta importanza?

M. Chi è che lo sta facendo?

A. Noi qui che ne stiamo parlando. E poi tutti quelli che non vogliono sentirsi stupidi, cioè tutti. Se per ogni umano sentirsi almeno un poco intelligente è vitale, significa che nessuno di noi può prescindere dall’intelligenza.

M. Anche la stazione eretta e il bipedismo sono importanti, ma non esistono criteri assoluti per giudicare una buona cosa questa invenzione dell’evoluzione. In realtà ci ha causato non pochi problemi.

A. Già, il mal di schiena, l’equilibrio precario, la difficoltà del parto

M. Appunto. L’evoluzione ha dei costi, il principale è che non possiamo tornare indietro, siamo fatti così non possiamo decidere di tornare quadrupedi. L’intelligenza umana è una condizione fondamentale della nostra esistenza, possiamo scegliere di comportarci da stupidi, ma non possiamo ritrovare l’Eden perduto. L’unica cosa che otterremmo è di minare le fondamenta di ciò che siamo, condannando l’umanità all’estinzione. Cosa per altro da non escludere

A. Quindi l’umano ha bisogno dell’intelligenza per essere umano. Anche se l’intelligenza potrebbe portarlo al suicidio. Dunque che si fa? Cerchiamo di essere intelligenti ma non troppo?

M. E’ come voler esser bipedi, ma con moderazione, magari stando eretti sì ma un po’ curvi, in equilibrio su due gambe ma ciondolanti, tornando a usare braccia e mani per correre e non solo gambe e piedi. Perdere i guadagni evolutivi per non pagarne i costi, questo sì sarebbe stupido

A. Come ci difendiamo allora dal lato oscuro della nostra intelligenza?

M. Con più intelligenza. A questo serve l’educazione

CCà nisciuno è fesso

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di Igor Salomone

M. Conosci qualcuno cui piaccia sentirsi stupido?

A. No, in effetti no. Cioè, capita spesso di sentirsi stupidi, ma non fa piacere a nessuno. Quando ci sentiamo così facciamo di tutto per uscirne, a costo di inventarci una qualche forma di intelligenza che ci appartenga, e se non ci riusciamo ci aspetta la psicoterapia

M. Conosci qualcuno cui piaccia sentirsi cattivo?

A. Più di uno

M. Egoista?

A. Anche

M. Irresponsabile, antipatico, perverso, solo, fragile, impotente

A. Mi stai dicendo che siamo capaci di identificarci anche con le peggiori versioni di noi stessi?

M. No, ti sto dicendo che possiamo permetterci di essere qualsiasi cosa, ma non possiamo tollerare di essere stupidi. Sai quanti modi di dire “stupido” ci sono? Scemo, sciocco, cretino, asino, babbeo, corto, ottuso, tardo, idiota, ebete, stolto, grullo, citrullo, imbecille, scimunito, tonto, deficiente, inetto

A. Anche ignorante?

M. Conosco persone ignoranti di grande intelligenza e persone colte drammaticamente stupide.

A. Quindi l’intelligenza è irrinunciabile. Non possiamo farne a meno, perchè senza l’intelligenza non perdiamo solo alcune parti di noi stessi, ma perdiamo l’umano in quanto tale

M. L’umano può essere tante cose, ma non può permettersi di essere stupido perchè ne va della sua stessa esistenza

Febbraio delle cadute

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di Irene Auletta

E’ stato un mese difficile quello che si avvia alla conclusione. Tante cadute dell’anima, con malattie e notizie di salute poco confortanti e tante del corpo, che sono evolute in bernoccoli o tracce più visibili. Si sa, l’asfalto non perdona! 

Da ogni caduta mi sono ripreso più forte, dice tuo padre raccontando dei suoi tanti capitomboli da bambino e ragazzo e mi pare lo faccia anche per darci conforto.

A te che, dopo le vicende delle ultime settimane, sei molto insicura e spaventata. A me che cerco senza sosta nuovi equilibri possibili tra le mie parti più razionali e quel cuore che quanto accade qualcosa che ti riguarda batte un po’ all’impazzata cercando tane di quiete, tante volte difficili da scovare. 

E’ con gli echi questi effetti speciali di temporali e schiarite che stiamo tornando a casa dal ritrovato pomeriggio in piscina. Vorrei vederti stare meglio velocemente ma negli anni mi hai insegnato ad aspettarti e a rispettare i tuoi tempi lenti di ripresa. Così, aspetto.

Nel silenzio del viaggio per qualche minuto la mente mi porta altrove.

Luna e’ forte, fidati  mi è stato detto di recente da chi ti conosce bene e proprio in questo periodo sto riflettendo sulla forza che tante persone come te, definite sovente fragili, riescono ad esibire in barba a ciò che mostrano tanti cosiddetti normodotati.

Forza e fragilità sono sempre presenti nella danza della vita e credo che uno sguardo curioso potrebbe rimanere sorpreso dal ritmo di questa ambivalenza proprio laddove la forza può nascondersi ai tanti che non di rado si fermano alle apparenze. 

Torno qui e ti guardo  seria, persa nei tuoi pensieri. Altro che pizzichi al cuore!

Luna stasera siamo a cena da sole, cosa possiamo fare? Per qualche minuto la mia domanda vaga solitaria nell’abitacolo. Poi mi guardi e ti scappa un mezzo sorriso, di quelli che non hanno prezzo. 

Ci abbracciamo e insieme la nostra forza abbraccia le nostre fragilità. I passanti probabilmente vedranno solo due persone raccolte in un abbraccio, mai noi stiamo facendo tanto di più. Siamo alla ricerca, ancora una volta, di nuove vie per rialzarci.

Insieme, sempre. 

Educazione e intelligenza

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Altro

Il vero nemico

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Di Igor Salomone

A. Maestro, l’educazione ha dei nemici?

M. Cos’è un nemico?

A, Qualcuno da combattere perchè ti vuole fare del male, sottrarti le  ricchezze, sottometterti, al limite annientarti. Non è così? Farei più fatica a dire cos’è un amico, ma mi sembra che descrivere un nemico sia più facile e immediato.

M. Per questo fare la guerra è più facile che fare la pace. Se quindi ti è così agevole riconoscere un nemico, perchè mi chiedi se l’educazione ne ha?

A, Lo so Maestro, ma se provo ad applicare all’educazione l’idea che ho di nemico, mi attorciglio. Se qualche malintenzionato volesse rubare all’educazione le sue ricchezze e ci riuscisse, non finirebbe coll’assomigliare sempre più alla sua vittima? E se la sottomettesse, non ne verrebbe profondamente contaminato? Che nemico è chi combattendoti, diventa come te?

M. L’educazione sembra piuttosto furba…

A. Ma chi può volerle male? Per esempio un’educazione tradizionale potrebbe volere del male a una più moderna, o una religiosa a una laica, ma sarebbe una guerra tra un tipo di educazione e un’altra. La risposta alla mia domanda quindi è che l’educazione è in preda a una guerra civile permanente tra parti di se stessa?

M. Troppo facile e comodo. Non credi che se così fosse, a forza di arricchirsi reciprocamente combattendo, saremmo ora nel migliore dei mondi possibili? Certo, i vari tipi di educazione si incontrano e si scontrano permettendone l’evoluzione. Ma il suo vero nemico è un altro ed è esterno all’educazione stessa. Un nemico che può annichilirla, cancellarla dal mondo, dissolverla dall’umano, dissolvendo l’umano e il suo senso su questa Terra

A. E quale sarebbe, Maestro, il nemico così terrificante in grado di distruggere l’educazione e noi tutti con lei?

M. La stupidità

Il primo post di Cronache

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Era il 2007. Quasi diciotto anni. Preceduto del resto da altri post pubblicati in versioni precedenti andati ormai perduti. Ma da quella data a oggi ci sono tutti. Rileggendolo mi chiedo se sono io a essere avanti o se l’educazione è sempre al palo. Sta di fatto che questo post mi pare ancora più che attuale. Buona lettura

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