Balliamo?

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balliamo?

di Irene Auletta

E anche oggi, al tuo arrivo a casa, eccola puntuale. Una serie di non voglio agita come sai fare tu e con quella tenacia che facilmente rischia di farmi scivolare in un corpo a corpo che, ogni volta, mi lascia con la sensazione di un vuoto. Oggi pomeriggio ai soliti rituali si aggiungerà anche lo shampoo. Urge un pensiero creativo per non arrivare a sera distrutta.

Protesti per salire a casa, per spogliarti, per andare in bagno e infine di fronte alla vasca, il tono della tua voce non lascia dubbi sul dissenso. Mentre ti lavo i capelli provo a raccontarti qualcosa ma percepisco subito che il nervoso aumenta e quindi opto per il silenzio.

Come andranno le tue giornate? Che prove devi affrontare? Come riesci a farti capire? Cosa vogliono dire le proteste che in questi giorni caratterizzano il nostro incontro al tuo rientro dal Centro?

Ecco, forse ho trovato la strada, la nostra solita ricetta magica. A operazione completata ti abbraccio forte, forte e in silenzio ti consolo solo con il pensiero. Angela, la nostra maestra Feldenkrais, ci ha insegnato il valore dell’immaginazione e dei suoi effetti subito percepiti nel corpo. Funzionerà anche in questo caso? Nella mente ti racconto di quanto ti capisco, di come a volte la tua rabbia mi racconta storie, di quella comprensione che nasce nella pancia e a volte neppure arriva alla testa.

E rimaniamo così per qualche minuto in silenzio, con il mio desiderio telepatico di raggiungerti in qualche modo e le tue braccia che mi stringono senza pausa. Dall’esterno forse appariamo bizzarre ma in assoluto silenzio mi accorgo che balliamo e giuro che sento una musica. La senti anche tu tesoro?

Sarà un buon pomeriggio.

Dee da Biffi

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Dee da Biffidi Irene Auletta

La prossima volta ci regaliamo un incontro di lavoro che metta insieme bellezza, leggerezza e le riflessioni sul progetto del nostro gruppo di lavoro!

Ci siamo salutate in questo modo, poco prima delle vacanze natalizie perchè siamo fatte un po’ così, noi del gruppo Amazzone o Penelope, e ogni volta incontrarsi è una sorpresa. La location, la mitica sala da the e pasticceria milanese, ha fatto il resto conferendo all’incontro quel sapore un po’ antico che pare sospendere il tempo o quantomeno rallentarlo.

Per noi tutte questo progetto si nutre dei tempi rubati ai mille impegni di ciascuna e in questi ultimi tre anni ci ha permesso di realizzare tre eventi che, ognuno con la sua peculiarità, ci ha aiutato a crescere e maturare rispetto alla nostra idea iniziale.

Non mancano mai risate e la ricerca della leggerezza è un patto condiviso che va a braccetto con la voglia di approfondimento e ricerca che ci guida sempre nei nostri incontri.

Che ne dite di questo the? I pasticcini non possono certo mancare. Ma secondo voi, come possiamo strutturare le prossime fasi di promozione e riprogettazione dei futuri eventi?

Guardandoci dall’esterno siamo belle, dinamiche e i nostri pensieri si rincorrono per trovare tra loro una migliore armonia. Questa è sempre stata la magia dei nostri incontri, pochi ma intensi, che ci hanno portato a realizzare ogni volta qualcosa che si è trasformato sotto i nostri occhi, quasi a passo di danza.

Per differenza, penso a quegli incontri che durano ore e che si ripetono nel tempo, inconcludenti. Immagino alcune riunioni dalle quali sono uscita sfinita con la sensazione di aver solo perso tempo prezioso da dedicare al lavoro. Ricordo quei luoghi dove si sprecano valanghe di parole, senza concludere nulla.

Progettare vuol dire gettare avanti, esibire, e noi abbiamo trovato un modo per farlo nutrendo la nostra voglia di ricerca curiosa, divertendoci. Il lavoro dovrebbe essere anche questo, proprio per attribuire maggior valore all’impegno e alla serietà messa in gioco.

Chi ha detto che imparare è sempre e solo faticoso e noioso? Speriamo di essere un po’ contagiose perchè, oggi più che mai, abbiamo tanto bisogno di tornare ad innamorarci del sapere, del nostro lavoro e delle forme differenti per incontrarlo.

Chissà che Venere non ci possa aiutare!

Cosí vicini, cosí lontani

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Oggi voglio parlare della Capoeira. È stato un bel vedere, ieri pomeriggio dopo la dimostrazione mia e di Valerio in via Sanzio a Milano: una ventina di ragazzi e ragazze, soprattutto ragazze, lanciati in una Roda fantastica, a due a due a turno dentro il cerchio che ritmava e cantava accompagnato dal birimbao. C’è poco da dire, un’esplosione di vitalità, allegria, energie, suoni, voci, percussioni, che ha attratto un pubblico densissimo e partecipe, intrigato da quello che succedeva e lontano dal porre qualsivoglia domanda: quello che vedeva e sopratutto provava era più che sufficiente.

Ma voglio parlare sopratutto dell’eros. Quei corpi roteanti, altalenanti, guizzanti gli uni di fronte agli altri, esprimevano una sensualità esplosiva. I sorrisi, il sudore, i respiri, gli sguardi, tutto concorreva a creare un rituale dionisiaco straordinario. Tanto piú potente perchè offerto non al chiuso di una palestra o nel segreto di una bosco all’imbrunire, ma in piena città, in pieno giorno, nel bel mezzo di una festa di quartiere. Corpi, danza ed eros, questo alla fine ho visto nella Capoeira. Ma non un’arte marziale.

Certo, Capoeira è rappresentazione della lotta ma, appunto, ne è solo una fantastica rappresentazione. Ricorda e rinvia le danze tribali che miscelano da sempre erotismo e combattimento. Ma non sono sesso e neppure scontro: sono una rappresentazione dell’uno e dell’altro.

La cosa che colpisce di piú di una Roda, almeno chi come me ha anni di arte marziale sulle spalle, è l’assenza totale di contatto. Tutti quei corpi che si espongono, si sottraggono, si avvicinano, si respingono, si ingannano, si sfiorano, si allontanano e non si toccano MAI. Puó esserci lotta senza che la mia pelle entri in contatto con quella dell’altro? Che i nostri sudori, umori, odori si mischino? Che lotta è se non sento una forza, una fragilità, un movimento, un peso, un’altezza, un volume, una struttura muscolare e articolare, altre da me? Direi anche di più, visto che è una componente fortissima nella Capoeira, che danza è una danza che si tiene lontana da tutto questo?

Capoeira non è un’arte marziale, nè del resto una forma di danza in senso proprio. Peró lascia immaginare di unire danza e arte di combattimento, offrendo una pratica coinvolgente e di gruppo che evita sistematicamente di misurarsi con il corpo dell’altro. Per questo, probabilmente, i corsi di Capoeira fioriscono ovunque e sono frequentati in maggioranza da donne giovani.

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