Ieri sera ero davvero stanchissima e ho dovuto ricordarmi diverse volte il benessere che provo al termine di ogni lezione Feldenkrais, per spingermi a vincere la fatica di uscire di casa e andarci.
Angela, la nostra insegnante, anticipa il lavoro che ci stiamo accingendo a fare dicendoci che la serata sarà l’avvio di una serie di incontri dedicati al camminare e ai diversi modi di farlo. Ci chiede di fare particolare attenzione alla posizione della testa e i primi movimenti incontrano una tensione nel collo che, nei giorni peggiori, mi provoca quei classici giramenti di testa che conoscono bene quanti soffrono di problemi di cervicale.
Non ho voglia di avere nausea anche stasera, come la volta scorsa e così mi accorgo che resisto un po’ a eseguire i primi movimenti e le indicazioni dell’insegnante. Chissà quante volte nel mio lavoro di formatore ho tematizzato le resistenze al cambiamento e, soprattutto, ad una proposta che chiede in prima battuta di misurarsi con quella che, almeno in apparenza, risulta più come un’ulteriore fatica che una ritrovata leggerezza.
Il mio bisogno di coerenza tra ciò che dico e quanto pratico mi spinge a provare, avvicinandomi alla tensione del collo, piano piano. Sono giorni in cui mi ritrovo spesso a pensare alle fatiche, al modo di viverle e dargli forma.
Proprio qualche giorno fa in un seminario rivolto alle educatrici dei servizi per la prima infanzia ho avuto modo di restituire loro un aspetto che negli anni ha preso una forma per me sempre più chiara. E’ vero che per le educatrici con tanti anni di esperienza alle spalle sono necessari alcuni correttivi per affrontare al meglio il loro lavoro con i bambini molto piccoli, rispetto alle fatiche fisiche e psicologiche che ogni giorni si ritrovano ad affrontare. Però lo è altrettanto l’innegabile carica di energia e vitalità che gli stessi rendono possibile con il loro essere. Ti ricordi di come è invecchiata di colpo quella collega che dopo anni di lavoro al nido ha chiesto di essere trasferita in biblioteca? mi dice un’educatrice che conosco da tempo. E di certo non si riferisce solo all’aspetto fisico.
Racconto di come qualche giorno prima in occasione di un’incontro presso una scuola per l’infanzia, ho incrociato nel corridoio una bambina che canticchiava tra sè e che mi ha rallegrato l’intera giornata.
E così torno a sentire il mio collo, la testa e il suo essere allineata con la colonna. Me ne rammento stamane mentre mi concedo una piccola passeggiata. Che strana sensazione. La posizione della testa è davvero diversa, lo sguardo spazia davanti a me e intorno a quanto mi circonda.
Per oggi basta asfalto, mi regalo solo cielo.