Ma io non li voglio i carciofi ripieni! Nessun problema, risponde il padre, vorrà dire che stasera andrai a letto senza cena. E così fu.
Me la ricordo ancora bene quella scena, nonostante siano passati da allora quasi cinquant’anni e mai avrei immaginato di ritrovarmi a fare una parte simile nel ruolo di genitore. Dico simile perché le scene non sono mai uguali e di certo nel mio caso mi sarebbe piaciuto molto trovarmi di fronte ad una scelta o ad una presa di posizione come quella puntigliosa di me bambina.
Da qualche giorno sono aumentati i versi con la bocca che, accompagnati da qualcosa di assai simile a una pernacchia, producono un’inevitabile produzione di saliva che termina in qualcosa di poco gradevole che, anche senza una fervida immaginazione, è possibile intuire. Le spiegazioni ricorrenti su una serie di comportamenti dei ragazzi disabili mi lasciano sempre con molti interrogativi aperti che, a seconda dello stato d’animo del momento, mi deprimono oppure mi irritano. Purtroppo raramente riesco a sorriderne.
In realtà so bene che ogni comportamento nasce per qualche motivo particolare non sempre identificabile e riconoscibile e, molto spesso, esasperato dal tuo modo di affrontare qualcosa che, evidentemente, anche tu stessa non comprendi o non riconosci come familiare. E così l’altra sera, di fronte a questi sputi pernacchiosi, ingaggio una sfida e al secondo tentativo fallito, ti comunico che andrai a letto senza cena. Cerco di farlo come lo fece anni fa mio padre, senza alcuna aggressività ma con la convinzione di poterti insegnare qualcosa.
In cuor mio però non sono serena perché mi chiedo cosa tu possa comprendere e imparare e soprattutto perché sono certa di non aver capito il motivo del tuo comportamento che sospetto legato a qualche fastidio o disagio che non riesci a esprimere diversamente.
Ma tu babbo avrai capito perché proprio quella sera non volevo i carciofi ripieni, oppure avrà preso il sopravvento l’insegnamento che sentivi importante e strettamente legato al tuo ruolo di padre? Credo che il ruolo di genitore sia complesso sempre e forse, figli diversi, chiedono di imparare a destreggiarsi tra differenti trappole. Io conosco solo quelle che incontro nella relazione con te e nelle lezioni che ogni volta imparo grazie alle tue reazioni imprevedibili.
Accetti di andare a letto senza cena senza mostrare alcuna opposizione e ti sento vicina alla mia emozione quando ti dico che in quell’occasione non sono riuscita a fare altro per capire e per aiutarti. Domani andrà meglio ti dico mentre, chissà perché, ho la sensazione che tu mi stia consolando.
Ti assomiglio davvero babbo? Di certo, tu non sarai andato a letto con il magone. O no?
Gen 30, 2015 @ 21:30:36
“Domani andrà meglio” mi sembra possa racchiudere la complessità di sguardi e di livelli chi il tuo scritto evoca Irene. Leggendoti mi sono sentita teneramente centrifugare passando da te madre, a te bambina di tuo padre e di tua figlia… Attraversando tempi, modi ed esistenze molto distanti eppure così vicini. Ciò che non mi é riuscito (forse per pigrizia) é trovare una posa, un uscita, una soluzione. E forse é proprio questo il bello…o il brutto… dell’educazione provare a stare nella mancanza… “domani andrà meglio” .
Gen 30, 2015 @ 23:41:16
E’ vero Nadia quel “domani andrà meglio” raccoglie mondi di significati con cui si impara a stare!
Gen 30, 2015 @ 22:59:14
Che emozioni in alcuni momenti!
Direi di sapore umano….a volte le durezze fanno emergere nuove tenerezze che inaspettatamente portano magoni.
E’ come se si sente che in quel momento si devono creano nuovi modi per riavvicinarsi….mi sono venute in mente le danze di forza e di tenerezza dei legami d’amore 💕
Gen 30, 2015 @ 23:42:42
Forza e tenerezza dei legami …. una ricerca continua che è bello condividere con chi sente il cuore che batte, oltre le parole … grazie Luigina!