Se ti sospendono non aver paura

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di Nadia Ferrari

Con la mossa verso Rosa Maria dell’Aria docente in servizio presso l’Istituto Vittorio Emanuele II di Palermo, sospesa dal servizio per una ricerca condotta a scuola nel giorno della memoria … e comunque questa brutta faccenda vada a finire, hanno già vinto loro.

Ora gli insegnanti nelle scuole avranno paura.

Potranno continuare a insegnare come finora hanno fatto decidendo liberamente cosa discutere al di fuori degli argomenti strettamente scolastici? Oppure dovranno limitarsi, cancellare i progetti, censurare sé stessi e i propri alunni? 

Già non si osava molto sui temi etici.

É proprio questo il punto che più spaventa: gli insegnanti dovranno aspettarsi polemiche e polveroni politici e mediatici per ogni progetto presentato?

Dato che noi docenti nella maggioranza e per quel che conosco me compresa, non abbiamo un cuor di leone e dato che per affrontare ciò che toccherà a Rosa Maria di audacia ce ne vuole a chilometri … dato altresì che il nostro lavoro è controllatissimo e valutatissimo da studenti, genitori, dirigenti, ora anche dalla Digos … (e per fortuna che noi eravamo i privilegiati che nessuno ha mai potuto valutare), credo che da oggi il rischio di limitarsi sempre più strettamente all’insegnamento delle materie scolastiche crescerà in modo preoccupante.

Direi anche giustamente come forma di tutela e di sopravvivenza serena sul posto di lavoro.

Sono convinta che non sfugga a nessuno lo stato d’animo di una categoria che subisce da anni riforme, controriforme, tagli, blocchi, vessazioni. Certo, non tutti i docenti demorderanno, i primi a resistere saranno gli insegnanti mossi da uno spirito ideologico tanto criticato come me. Ma la stragrande maggioranza abdicherà.

Ed è questa la loro vittoria e la sconfitta comune. Il pericolo della censura, o meglio dell’auto censura, colpirà tutti, non solo i docenti.

Il messaggio è stato chiaro e potrebbe anche essere inteso come intimidatorio e in questo i negazionismi hanno già vinto. Ciò che rischia l’estinzione è la memoria!

Perdonerete il linguaggio duro ma per parlare di questo evento ho a disposizione solo parole crude cosi come è la realtà.

Lo sguardo infine non può che rivolgersi alle mie colleghe che al 90% sono donne per dire loro “forza!” teniamoci strette, la forza è dentro di noi e come dice Caterina Spina (segretaria provinciale flc cgil): “Che il coraggio ci fiorisca fra le mani”

Quelli che ce la fanno sempre

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paperinikOgni volta, prima di fare qualcosa mi misuro con le solite domande ormai familiari e quasi amiche. Posso fare questa cosa con te? Sarai in grado di affrontarla? Io, sarò in grado di gestire le tue reazioni se tutto non andasse “liscio? Ce la faccio? Sono dell’umore giusto? E tu, sei dell’umore giusto? Questioni forse difficili da immaginare dall’esterno, che però sono la nostra abitudine

Ieri, dopo averci pensato, ho valutato che si, ci potevi venire con me dal concessionario, visto che ti avevo già raccontato dell’idea di cambiare la macchina della mamma e che anche questo poteva essere un modo per coinvolgerti in questo piccolo cambiamento.

Mi accorgo che formulo questo pensiero proprio mentre al contempo mi rivedo, dopo anni, a dirti che non possiamo prendere una macchina qualsiasi ma dobbiamo andare verso la nostra. Eppure sono convinta che sai riconoscere la mia auto e quella di tuo padre ma è come se la cosa non influenzasse minimamente la tua tendenza a dirigerti quasi sempre verso un veicolo diverso. Il concetto di proprietà è lontano da noi anni luce.

Ci andiamo al concessionario e tu sei bravissima e molto paziente, fino alla fine. Uno dei venditori ci tiene ad accompagnarci alla nostra auto.

Vi apro volentieri la portiera, dice.
Non si preoccupi, ce la facciamo benissimo, rispondo chissà perchè istintivamente.
Non ho dubbi, aggiunge il tipo, la mia è solo una gentilezza.

Sarà per suo cordiale sorriso o per la comprensione autentica che leggo nel suo sguardo che mi ritrovo a pensare alla mia risposta. Rifletto su questo strano automatismo comunicativo e lo riconosco appartenente ad un certo tipo di femminile impegnato nella cura di qualcuno o nell’assunzione di compiti particolari. Ce la faccio benissimo, tutto bene, non ho bisogno di aiuto. A volte queste frasi sembrano esibite come un valore.

Io ho capito nel tempo che per me queste affermazioni funzionano quasi come pillole rassicuranti. Mi vedo intenta a bilanciare quei sentimenti quotidiani, da anni compagni di viaggio. La paura di non farcela, di non riuscire a sostenere la fatica. Il senso di smarrimento e la ricerca di libertà ancora possibili. Il confronto con le mie incapacità e con i miei limiti.

Mi richiami a te con la voce. Mi ero persa, vagando in questi miei pensieri.

Senti, lo sai che la macchina che abbiamo appena scelto mi ricorda un personaggio di un cartone animato? Mi ascolti attenta. Cosa ne dici possiamo chiamarla la macchina di Paperinik? Mi guardi seria con quei tuoi silenzi pieni di mondi che mi fanno sentire abitante di un’altra galassia. Oppure, visto che siamo due ragazze, potremmo chiamarla …. Paperinikka come ti pare?

Sorridi subito e accenni un consenso visibile solo alla nostra storia. Adesso, è davvero nostra.

Respiro mentre mi accorgo che siamo arrivate a casa senza incidenti di percorso. Anche per oggi ce l’abbiamo fatta.

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