di Irene Auletta
Guarda mamma che bella questa foto, ti dico porgendoti il mio Ipad. La guardi con attenzione ma capisco che ancora non ti sei riconosciuta. Ti ricordi? Avevi in braccio Luna piccola piccola.
Quando metti a fuoco l’immagine mi accorgo che nei tuoi occhi e nel tuo sguardo passa un lampo di commozione e subito, come tua abitudine, volti pagina. Ma che strana gonna mi ero messa?
Non è necessario fare troppo interpretazioni selvagge su alcuni nostri atteggiamenti e modi di incontrare la vita quando i nostri genitori ci mostrano con grande chiarezza quello che sono riusciti a insegnarci e quello che proprio non apparteneva alle loro possibilità.
Per te mamma è sempre stato così. Mi hai insegnato a tenere a distanza le emozioni e a mostrare al mondo solo la superficie, per evitare di essere feriti. Hai fatto un gran bel lavoro e io sono ancora qui a cercare di districare alcuni fili ben ingarbugliati. Di sicuro però non me la prendo più con te da molti anni perché, dopo aver attraversato forti sentimenti di rabbia, ho capito che non potevi fare altro, perché quello che hai fatto era al massimo delle tue possibilità.
Lo stesso è successo anche qualche giorno fa mentre mostrandoti nuovi reggiseni colorati ti ho detto che non mi sono sentita una madre molto normale, andando a comprare intimo per una figlia quasi diciottenne. Hai fatto finta di non sentire e siamo andate avanti a commentare i miei altri acquisti, con leggerezza.
Io e te abbiamo attraversato molte esperienze simili e non importa se non riusciamo a parlarne in modo esplicito perché in ogni fibra del mio corpo sento che nessuno, ma proprio nessuno, mi comprende come te e già mi manca quel tuo sguardo che il passare del tempo sta rendendo sempre più opaco.
Il nostro negli ultimi anni è un amore così, che condivide solo ciò che è possibile. Tu mi proteggi e io ti proteggo e mi fai ridere ogni ogni volta quando mi dici che la cosa peggiore per te sarebbe essere trattata da rimbambita. E tu ridi quando ti dico che protesto sempre quando sento dire che i genitori anziani sono come bambini e, soprattutto, quando sono trattati come tali. Se ti tratto da bambina mamma mi raccomando, se riesci, fammi capire che ti sto mancando di rispetto, penso guardandoti mentre puliamo insieme i fagiolini.
Sono presa a sistemare quando mi accorgo che mi stai osservando. Hai una di quelle tue recenti espressioni che ti fanno apparire a scavalco fra due mondi. I nostri occhi si incrociano per un istante mentre dici hai proprio ragione Irene, non è normale che una madre faccia alcune cose.
E’ un attimo e sei già altrove e io mi volto verso il lavello per fare quello che ho imparato bene, in tanti anni di pratica.
Giu 20, 2015 @ 09:19:15
Anche nelle emozioni trattenute, ci sono incontri profondi…
se si e’ capaci di lasciare andare le velate incomprensioni e si ha la forza e la voglia di coglierne l’essenza vitale e di senso. Che bello vedersi negli occhi dell’altro in questo modo, così come lo descrivi tu.
Legami che seguono i percorsi della vita.
Tu Irene riesci a viverle e a narrarle in modo molto particolare, che il tempo mi ha dato modo di apprezzare e di amare. L’incontro tra madre e figlia può davvero con la maturità del diventare adulti, divenire straordinari…se gli si porge lo sguardo e il cuore 💞
Giu 20, 2015 @ 09:28:20
Bello Irene, come al solito mi hai commosso. Tra madri e figlie la vita apre scenari inattesi e sconosciuti e forse ora sottovoce mi viene un insicuro “per fortuna”… Quanta strada da fare.
Giu 20, 2015 @ 09:32:32
Grazie Luigina e Nadia,
io imparo ogni giorno vivendo e scrivendo di ciò che vivo.
L’idea che compagne di viaggio preziose possano condividere e ritrovare fili che uniscono i reciproci percorsi mi pare di una bellezza che davvero mi commuove.
Giu 22, 2015 @ 09:58:19
Mi commuovi
Scrivi in maniera eccellente, ma è soprattutto riesci a trasmettere emozioni, sentimenti che solo chi sperimenta cose simili capisce quanto siano vere. Cmq sia anche a chi non le vive tu gliele fai toccare, quasi con mano. Ti abbraccio
Giu 22, 2015 @ 10:16:26
Mi fa piacere passino quelle emozioni e sensazioni che guidano la mia scrittura e che mi sembra importante condividere.
Grazie per la lettura e un caro saluto
Giu 27, 2015 @ 13:22:26
Carissima signora Irene, di nuovo mi ha commosso come altre volte. E’ vero che fa toccare la carne delle emozioni. Sembra di essere lì a vedere sua madre. Questo blog è quasi terapeutico. Grazie. Un caro saluto. Roberto
Giu 27, 2015 @ 14:05:59
Grazie Roberto,
i suoi rimandi sono sempre molto toccanti e mi emozionano al pari di quanto fanno con lei le miei parole. Un blog che fa bene, mi pare una cosa bella assai!
Un saluto e … alla prossima, Irene
Mag 13, 2018 @ 07:56:12
L’ha ribloggato su Cronache Pedagogichee ha commentato:
Oggi ancora attuale … e sempre di più