Ci prepariamo a qualcosa che sta per accadere e io cerco di usare toni e parole che possano incuriosirti, creando quel clima tipico che attende le sorprese che non possono essere pensate.
Quando il citofono ci richiama sei pronta a scoprire la novità e in ascensore esprimi la tua gioia con quei piccoli saltelli che sono a metà fra una ginnastica e una sorta di ballo. Scruti seria la strada senza scorgere nulla e solo quando intravedi arrivare una piccola macchina elettrica con a bordo tuo padre, realizzi il prossimo gioco pensato tutto per te. Senza alcuna esitazione sali sull’auto emozionata per la prossima avventura che vi vede, te e babbo, accomodati vicinissimi in un abitacolo che pare quello di un’automobile finta.
Mentre partite e vi allontanate sento le tue risate e già mi immagino come sarà difficile, dopo, interrompere quel nuovo gioco tanto gradito.
La scena successiva infatti ci vede lì, tu seduta sul marciapiedi che mi guardi con la minaccia di volertici sdraiare, io che aspetto e i passanti che ci guardano incuriositi da quella situazione che evidentemente stonando, attira l’attenzione. In due occasioni mi raggiungono delicate e gentili frasi. Ha bisogno di un passaggio? Posso darle una mano? Io sorrido solamente accennando un no con la testa, perchè so che in questi casi l’attenzione altrui spesso esalta quel tuo comportamento oppositivo che vanta un’ostentata esibizione di volontà.
Da che ne ho memoria lasciare le cose piacevoli per te è sempre stato un problema ma, di sicuro, crescendo, queste tue reazioni fanno ben comprendere la tentazione o reazione di quei genitori che, pian piano, finiscono con l’eliminare tutte le esperienze che possono far intravedere, anche solo da lontano, situazioni simili da gestire.
La fatica per te e la fatica per noi, porta con sè un retrogusto di rinuncia.
Eppure basta un po’ di tranquillità per accorgersi che è solo questione di tempi differenti perchè dopo circa quindici minuti, che in quella situazione sembrano interminabili, ti convinci ad alzarti e una volta in piedi mi abbracci forte in cerca di consolazione. Il traffico, i passanti e la città ci circondano mentre, ricordandomi di respirare profondamente, ti sussurro all’orecchio che ti capisco perchè lasciare le cose belle è davvero molto difficile.
Puoi scegliere così poco nella tua vita e stavolta sono riuscita a farti scegliere tempi e reazioni senza preoccuparmi troppo di tutto il resto. Strade complesse quelle da intraprendere in situazioni come queste che spesso sono il nostro quotidiano e che non sempre ci trovano pronti a fermarci o almeno a rallentare.
Ogni volta, con pazienza, tu provi a ricordarcelo. Ci vuole tempo per esprimere una volontà senza parole e ce ne vuole altrettanto per ascoltarla, nel rispetto del silenzio.
Giu 29, 2014 @ 09:16:48
Nel tuo racconto riconosco la gestualità di Luna e immaginavo anche i suoi sguardi scrutatori, felice e sospesi quasi in attesa di capire…che bel regalo! una nuova avventura!! ..Igor che la conduce nel mondo e tu che ti gusti questo altro passo.
Anche quello di non rinunciare e affrontare insieme le difficoltà di lasciare cose piacevoli e’ un grande regalo, di consapevolezza. Mi sono venute alla mente tante frasi delle fatiche che alcuni genitori fanno in questo senso nei momenti di passaggio….chissà e un post da utilizzare 🌸
Un bacio
Giu 29, 2014 @ 10:01:28
si Luigina,
secondo me ci sta anche per riflettere insieme a genitori o operatori sulla fatica del lasciare e anche del rispetto del tempo dell’altro, soprattutto quando, magari per motivi differenti (piccolo, disabile o anziano) lo percepiamo più fragile di noi e quindi più “soggetto” al nostro controllo/potere decisionale.
Giu 29, 2014 @ 10:27:21
leggo, imparo e ti ringrazio.
ne faccio esperienza ed è vero che il rispetto dei tempi perché fluiscano le emozioni bene, fino ad acquietarsi, è la via per trasmettere che le emozioni e la loro espressione sono cose buone , meritevoli di altrettanto rispetto.
e i bambini lo imparano, sono terreno fertile. anzi, sono aiutati a non disimpararlo, perché tanto intorno contraddice ciò che per natura sanno già fare.
sul rispetto dei bambini abbiamo da riflettere. ne chiediamo tanto a loro. ma ci occorre l’umiltà di sederci accanto e renderli Maestri di vita.
grazie come sempre Irene. è un piacere leggerti.
Giu 29, 2014 @ 10:31:13
grazie Alessandra!
Giu 29, 2014 @ 12:14:44
Condivido pienamente il pensiero di Alessandra!
Anch’io ho vissuto due giorni fa una situazione per alcuni aspetti simile con mia figlia e ho capito che non tutti abbiamo tempi uguali nell’ accettare le cose.
Bisogna quando è possibile non avere fretta e saper aspettare i tempi dell’ altro.
Comunque tu e Igor per Luna siete come una fortunatissima mano a poker.
Franco.
Giu 29, 2014 @ 14:38:19
grazie Franco non sempre mi sento molto “vincente” ma quando accade è un sentimento grande!
Giu 29, 2014 @ 12:21:50
Grazie, grazie, grazie
io sono disabile da 24 anni e il punto di vista del genitore non ce l’ho ma da quello che leggo imparo. Imparo amore e abnegazione smisurata. Grazie
Giu 29, 2014 @ 14:40:39
Anch’io Martina imparo ogni giorno e mi piace scriverne perchè facendolo imparo ancora, condividendo emozioni e nuovi incontri … grazie a te!