guerra in salottodi Irene Auletta

Ci conosciamo da circa quattordici anni e spesso ci raccontiamo di quante cose sono accadute nel frattempo. E’ ancora nitido il ricordo di quel primo giorno quando, sostituendo la persona che aveva risposto al mio annuncio e con cui avevo appuntamento, ti sei presentata con l’idea di provare a conoscerci.

Eri in Italia da pochi mesi e già il tuo italiano era decisamente comprensibile e ricco. Ti definisti una persona tenace e, da allora, ho avuto più volte occasione di sperimentarlo in prima persona. Cercavi un lavoro e io in quel momento avevo bisogno di qualcuno che mi desse una mano con la mia delicata figlia, allora nel pieno di alcuni importanti problemi di salute. Mentre parlavamo lei ci gattonava intorno e qualcosa dei tuoi comportamenti mi suggerì quella fiducia che ancora oggi conferma il nostro rapporto. A parte me e suo padre, sei la persona con cui Luna ha trascorso più tempo, che meglio la conosce e che ha saputo starle accanto in momenti in cui altri sarebbero scappati a gambe levate.

Ogni tanto hai raccontato con discrezione qualcosa del tuo paese ma, in questi ultimi mesi, il racconto si è fatto sempre più preoccupato e serio. La tua città Sloviansk, ha iniziato ad apparire nei notiziari associata ad immagini di guerra che nel tempo hanno assunto toni sempre più cupi. Poi qualche sera fa la notizia.

Devo partire con urgenza, mia madre è rimasta là da sola e devo assolutamente portarla via. Le case vicine sono state bombardate ed è giunto il momento che lei lasci tutto … Finalmente si è convinta a trasferirsi dai cugini e ad affrontare circa quaranta ore di viaggio per raggiungerli.

Incredibile come le notizie prendendo corpo diventino immediatamente più tragiche e angoscianti. Eppure che la situazione fosse grave l’avevo già capito ma ora stava diventando bollente di fronte ad una persona che conosco da anni alle prese con un viaggio terribile e con un’esperienza difficile anche solo da immaginare vagamente.

A furia di sentire parlare di atrocità è probabile che si finisca con il difendersi, prendendo distanze da notizie drammatiche. Il senso di impotenza spesso mi lascia muta, incapace di pronunciare anche le più banali frasi di circostanza.

Solo quattordici anni fa non avrei mai potuto neppure lontanamente immaginare una storia di questo genere e ora che credevo di aver raggiunto una serenità mi ritrovo, con molta paura, pronta a partire per attraversare una guerra.

Il silenzio in questi casi è pieno di mille parole ed emozioni che sembrano allinearsi al battito del cuore. Cosa si può imparare da un’esperienza di questo tipo? Come ti posso salutare esprimendoti con un abbraccio vera solidarietà e autentica comprensione?

Che caldo che fa in questi giorni anche se è niente rispetto alla calura di settimana scorsa. E’ stato davvero insopportabile. Un vero inferno! Credo di essere una delle poche persone di questa città che vive senza aria condizionata in casa e lei cosa ne pensa?

La persona che mi incrocia con questo commento in un contesto di lavoro non sa che stavo pensando proprio a te, non sa che anch’io non ho l’aria condizionata in casa e me ne vanto, non sa che sto fantasticando una strategia per allontanarmi gentilmente e non risponderle in malomodo. Mi ha però confermato che nella vita, di inferni se ne attraversano tanti e diversi.

Se è sufficiente un condizionatore, fate attenzione. Vi trovare di certo di fronte ad uno taroccato.