Un signore che ci conosce da anni e che ogni tanto incrociamo sulla nostra via, non perde mai l’occasione per salutarci e salutarti tentando con goffi gesti piccole gentilezze che raramente sembrano raggiungerti nel tuo mondo di significati.
Tuttavia, proprio grazie ai suoi aspetti più positivi, stona come il gesso sulla lavagna quel tono urlato che utilizza sempre per rivolgersi a te ignaro del mio parlarti a voce bassa. Sempre più bassa per contrasto e nella speranza che comprenda.
Grande classico quello di parlare ad alta voce rivolgendosi ad un disabile oppure ad un anziano. Vuoi dire che il pensiero latente dominante immagina un inspiegabile collegamento tra difficoltà, limiti e sviluppo dei sensi? Bizzarrie degli stereotipi o dei luoghi comuni.
Qualche tempo fa, in un ristorante, una signora accoglie le nostre ordinazioni dimostrandosi molto attenta a tutte le nostre complesse indicazioni alimentari. Dopo averti chiesto per tre volte il tuo nome rispondo al tuo posto e già la guardo con sospetto per il tono insieme mieloso e in falsetto. Tra i miei preferiti per gli eccessi di orticaria!
Non ce la fa a trattenersi e, cogliendo tutti noi di sorpresa, allontanandosi dal nostro tavolo decide di darti una carezza sulla testa esclamando … carina!
Io faccio la faccia truce e per fortuna gli occhiali da sole (siamo in terrazza!) proteggono la signora dalle mie frecce oculari. In queste occasioni mi viene spesso in mente un noto film, tra bellezza e catana.
E’ proprio così, anche quanto si parte bene sembra inevitabile scivolare in quei comportamenti che trovo davvero inappropriati, invadenti e anche insopportabili. Ne ho già scritto tante volte e so di condividere con molte persone la fatica di gestire relazioni e comunicazioni che il più delle volte rischiano di assumere le connotazioni della mitica goccia di troppo.
Ogni tanto mi fermo a immaginare strategie nuove e di recente propria una tua compagna di centro mi ha offerto l’occasione per capire meglio. Sei tra le più grandi di età nel gruppo di ragazzi e ragazze ma, senza alcun dubbio, appari come la più piccola anche a causa di quella tua espressione ancora molto infantile che suscita i classici commenti riservati ai bambini piccoli.
Ciao piccolina, ti dice questa ragazza mentre guarda interrogativa la mia mano che, avvicinandosi all’altezza della tua testa, le impedisce gentilmente di darti una carezza. Che strano tono usi, le dico, sai che lei è più grande di te? Mi guarda attenta e seria.
Scusa, hai ragione. Vi sorridete per salutarvi e anch’io partecipo sentendomi un pochino più leggera.
Lezione numero uno, appresa. Direbbe Tata Matilda
Mar 15, 2014 @ 18:53:45
Il ruggito della tigre che protegge!
Quanto dolore da elaborare
Credo proprio sia necessario, senza indurire il cuore, affilare in questo modo gli incontri, altrimenti uno che fa? subisce sempre…..come le chiamava mia nonna “le angherie” altrui.
E’ come se il dolore si tramuta in coraggio, trovando il modo e la forza di fare chiarezza….per proseguire a incontrare l’altro
Mar 15, 2014 @ 19:27:49
Bella Luigina la tua “rilettura” di senso che mi trova assolutamente in sintonia😊
Mi piace il tuo dar risalto a quel coraggio che, almeno per me, nasce proprio dall’attraversamento del ruggito 😉…