Bella e intensa la lezione Feldenkrais di ieri sera. Angela, la nostra insegnante, ci anticipa un lavoro di ascolto profondo aggiungendo che “ognuno farà quello che sente di poter fare sperimentando movimenti e cambiamenti che riuscirà a percepire e a modificare solo affinando la propria capacità di ascolto”.
Regola generale che però ogni volta per me assume tinte peculiari come predisposizione a quella lezione e all’occasione per dedicarsi tempo e attenzione.
Nel corso dell’incontro Angela invita a sistemarsi alla ricerca della posizione più giusta per noi e per compiere quegli aggiustamenti che solo l’ascolto del nostro corpo può suggerirci con maggiore precisione. Qui ci si può liberare dei timori di essere poco adeguati, di non fare subito la cosa giusta e di rispondere, in qualche modo alle attese altrui. Ci si può aggiustare per capire come stare meglio, per trovare una posizione più comoda, per sperimentare, provare e riprovare, solo per il gusto di farlo e di scoprire le sorprese che il nostro stesso corpo ci riserva e rivela ogni volta.
In fondo, in incontri come questo, è possibile sperimentare quasi il contrario di quello che molti di noi attraversano altrove e che invece richiede immediatezza, prestanza, capacità di essere subito “operativi”. Parole d’ordine della nostra epoca che ormai sono diventate un must di cui sovente è difficile liberarsi.
Eppure mi giunge davvero potente l’idea di aggiustarsi perchè sembra restituire valore anche alla possibilità di partire un po’ sgangherati, incerti, goffi, non solo a livello fisico ma anche rispetto al nostro modo di incontrare e conoscere il mondo. Fa immaginare percorsi di apprendimento, scoperte e modifiche. Insomma, fa pensare che imparare può essere divertente anche per farci ridere della nostra goffaggine.
Durante la lezione riconosco miei diversi stati d’animo che assumono le tinte di quello che in questo momento attraversa la mia vita e, pensando in particolare a come hanno lavorato e si sono mosse le mie spalle, mi viene da restituire una doppia immagine. Un’ala libera e potente pronta a volare e una piccola sporgenza insicura, anche parecchio dolorante. Corpo e anima, abbracciati stretti stretti, a volte si possono raccontare storie incantevoli.
Uscendo la spalla dolente mi fa un po’ meno male e mi piace immaginare che sia perchè l’altra le ha fatto intravedere i voli possibili. In fondo è così anche la vita … basta solo aggiustarsi un pochino.
Dic 04, 2013 @ 19:05:33
Grande Irene!!
….Sospiri di sollievo!
Pensare di darsi e dare spazio alla goffaggine, una dimensione umana che potrebbe farci sorridere invece di farci incazzare reciprocamente..siiii, finalmente qualcuno che lo dice….
un grosso bacio 🌺
Dic 04, 2013 @ 19:31:48
dai … dai… Luigina, proviamoci ancora!!
anzi…. continuiamo ad aiutarci a farlo
un abbraccio di buona salute a te