di Irene Auletta
Quello dell’intreccio tra educazione e allegria è un tema che mi gira in testa da tempo ma, nonostante il consenso che questa mia proposta ha raccolto in svariate occasioni di iniziative culturali, l’argomento è sempre rimasto tra quelli un po’ in fondo alla lista e rinviato a successive occasioni.
Platee di genitori, insegnanti ed educatori mi sono apparse negli anni sempre più interessate ad altre tematiche come se, parlare di regole, di premi o punizioni, di rapporto scuola e famiglia o, ultima moda, del rapporto con il mondo del web, fosse di gran lunga sempre più urgente, attuale o interessante.
Poi, in questi giorni ho incrociato una recente intervista in cui una famosa attrice, pur non nascondendo i segni inconfondibili di una grave malattia con cui convive da anni, racconta della sua vita con un’indicibile e contagiosa allegria, dichiarando “sono ghiotta, sono obesa di vita … sono così interessata alla vita, che me ne interessa anche la morte.
La ascolto accompagnata da un profondo respiro perchè in questa sua frase sento la bellezza vibrante della vita e del modo di guardarla e attraversarla. Esattamente il contrario di quanto accade negli scambi in cui predomina il lamento insieme al dettaglio, sovente esasperante, delle proprie fatiche. Avete presente no?
Sia ben chiaro. Una cosa è raccontarsi, condividere e scambiarsi storie ed emozioni, diverso è rovesciare addosso all’altro quello che affronti e ti accade. Forse la differenza la fa proprio l’atteggiamento verso la vita, le cose che accadono, che è necessario affrontare. Tutto questo non ha a che fare anche con l’educazione?
Quando incontro i genitori spesso mi ritrovo a fare paralleli tra ciò che raccontano del loro rapporto con i figli e le caratteristiche dei figli stessi. All’inizio sono fili invisibili e delicati che pian piano si fanno sempre più evidenti e, quando riesco a farli vedere anche ai protagonisti del racconto, so che è accaduto qualcosa di molto importante.
Ciascuno di noi si porta appresso un bagaglio di storie, esperienze e modelli educativi. Alcuni, più fortunati, nella loro educazione hanno incontrato anche l’allegria e quel modo gioioso di guardare alla vita, sempre. I figli sono una bella occasione per continuare a insegnare quello che ci pare importante e anche per scoprire qualcosa di nuovo che vale la pena non trascurare e magari imparare.
Penso al racconto di un’amica che mi descrive un figlio, giovane uomo, molto arrabbiato perchè sta facendo da qualche mese una dieta particolare. Penso a quello che affronti tu da una vita, al tuo sorriso sempre presente, alla grinta che ogni volta metti in campo di fronte alla nuova difficoltà.
Tu neppure lo immagini, ma tempo fa mi sono impegnata ad insegnarti l’allegria perchè il modo in cui incontriamo la vita, fa la differenza.
Impegno d’amore o impegno educativo? Probabilmente entrambi.
Nov 25, 2013 @ 09:15:37
L’allegria è una bella cosa quando la trovi, l’aria intorno si fa leggera…
Penso invece che “Insegnare l’allegria” sia cosa seria. Affrontare la vita con allegria trovo sia uno degli atteggiamenti che fanno parte del precipitato di modalità ereditato dalla e nella nicchia culturale in cui ognuno di noi è cresciuto, praticamente uno stile di vita divenuto nel tempo “abito mentale e comportamentale” che agisce e ci agisce spesso al di là della nostra consapevolezza.
Io, molto spesso vorrei… ho la volontà, ma me ne accorgo dopo… quando la scena educativa è accaduta, ed è accaduta senza allegria.
Me ne accorgo con mio figlio e con mia madre in situazioni che (so) andrebbero stemperate ma la rabbia non lo permette… e la rabbia interviene proprio là dove invece servirebbe l’allegria…
… e sapere non basta.
Meno spesso, molto meno spesso mi succede da insegnante contesto in cui in effetti ciò che non vivo è la rabbia.
Incontrato situazioni in cui vi leggo un’allegria ostentata, che risponde ad un assioma “bisogna essere positivi” che aggiunge imbarazzo alla tristezza…
Tematizzare l’allegria come fatto educativo è cosa seria e complessa perché entra d’acchito nel campo dei valori che orientano i comportamenti di ognuno di noi… ed educare ai valori cercando di non sovrapporre/appiccicare i nostri a quelli degli altri è una sfida ai confini del possibile, ma che vale sempre la pena di cogliere.
Invidio chi affronta gli eventi con leggerezza, invidio il percorso che hanno fatto per arrivare a … invidio ancora di più i loro legami che godono di questa opportunità e che, dentro, vi imparano quel particolare “modo” di approcciare la vita… che significa imparare ad amarla, nella buona e nella cattiva sorte, così profondamente da voler “provare” a morire…
Ma davvero c’è bisogno che chi lo sa fare, lo insegni!
Post-commento a: L’allegria è cosa seria | Cronachepedagogiche
Nov 25, 2013 @ 11:52:29
Nov 26, 2013 @ 14:20:53
Si probabilmente entrambi, amore e educazione!
…sempre più sento che e’ d’aiuto se queste due dimensioni vitali si alleano tra di loro…e non è così scontato!
Un sorriso e l’allegria cambiano i momenti che si vivono e ne abbiamo tutti esperienza. Che bello tematizzarla parte della vita, anche e sopratutto nei momenti piu’ difficili….e non e’ cosi scontato!
Appunto anche se sembra contradditorio e’ cosa seria…che a me risuona come mettersi in gioco e provare ad andare a fondo insieme agli altri prendendosi un pezzo di responsabilità e si possono gustare momenti unici….con allegria
Nov 26, 2013 @ 18:52:24
Proprio così Luigina … immaginare anche in questo caso una ricerca …
una possibilità da esplorare ogni volta e mai data per certa o scontata!
Quando va tutto bene essere allegri è cosa “normale” . La vera bellezza è ri-trovarla dei momenti più difficili … come l’arcobaleno dopo un temporale 🙂
Nov 27, 2013 @ 23:47:02
Ho lasciato che il tempo trascorresse tentando di rimediare ad un susseguirsi di incompetenze mie ma, spesso, di chi avrebbe dovuto accompagnarmi nel percorso dell’essere mamma “cosi”.La tenerezza liberatoria scaturita dal nostro vissuto,Marco,Mario,oso dire anche Monica ed io,è un sentimento che vibra e vibrando dilata la paura e se allontana la paura della solitudine,della “malattia”di tutto quanto quello che non conosco,allora posso ridere,posso vedere cose mai viste e posso godere del calore del mio piccolo Budda. Grazie Irene,Maria,la mamma di Marco.
Nov 29, 2013 @ 06:45:37
Grazie a lei Maria,
aspetto importante quello della paura che frena le emozioni…. almeno per me che ci “combatto” ogni giorno. L’allegria, la leggerezza, sono a volte antidoto a volte crema lenitiva. Il tempo aiuta? Un po’ penso di sì e un po’ le parole del suo commento lo confermano, da parte di chi di strada ne ha fatta parecchia.
Grazie anche per la speranza e la conferma di una “buona direzione”, Irene