di Irene Auletta
Come genitore di una giovane donna con disabilità mi misuro quasi ogni giorno con qualche ambivalenza. Credo fermamente nell’importanza di riconoscere la tua età e di non vederti eternamente bambina o ragazza, che a questo già ci pensa il mondo, ma a volte, di fronte ad alcune tue reazioni, sono proprio io a resistere.
Luna mi sembra molto preoccupata, da qualche tempo la trovo triste.
E io, che ti riconosco così, sento un sacco di pizzichi al cuore e alla pancia. Ma la malinconia, la tristezza e la preoccupazione non fanno parte della vita adulta?
In questi tempi hai tutte le ragioni per esserlo, malinconica, triste e preoccupata e, come del resto accade anche a me, sei chiamata a stare con questi stati dell’anima trovando possibili strategie per non soccombere. Razionalmente tutti i pensieri in questa direzione scorrono lisci come seta ma quando ti guardo, sei proprio tu a occupare parte della mia preoccupazione. Con tutte le ambivalenze del caso.
Luna e’ grande, mi ha detto di recente un’operatrice, e si vede quanto avete fatto per lei e quanto l’avete nutrita e continuate a farlo. Abbia fiducia in lei!
In questa frase, che accolgo con gratitudine, trovo riparo e cerco quiete per la mia anima in tempesta.
Domenica siamo state a visitare un’abbazia dove ci siamo fermate, originali pellegrine, a gustare quel silenzio che solo luoghi pieni di tanta spiritualità permettono di assaporare.
Luna accendiamo una candela della fortuna? Lo facciamo in silenzio, tenendoci per mano.
Qui siamo noi, la nostra essenza e la nostra fragile forza. Teniamoci forte amore, alziamo gli occhi verso l’alto e facciamoci curare dalla bellezza degli affreschi che, ancora una volta ci ricordano quanto siamo piccole e quanto ancora possiamo gustarci di questa vita.
Il resto, per dirla con Ebenezer Scrooge, (*) tutte fandonie!
(*) Il personaggio principale del racconto Canto di Natale, scritto da Charles Dickens nel 1843.





