In supervisione un’educatrice racconta di una situazione che sta seguendo nel suo intervento domiciliare presso una famiglia e di come spesso entrambi i figli, di quattordici e di dieci anni circa, reclamino attenzioni e bisogni legati al cibo.
In particolare, racconta, sono rimasta molto colpita un giorno in cui i ragazzi chiedevano di continuo alla madre la merenda e lei ha tergiversato fino a quando il figlio piccolo si è accorto, arrabbiandosi molto, che quasi di nascosto si era preparata un budino per sè senza offrilo a loro.
Difficile comprendere alcuni comportamenti magari molto distanti dai nostri e troppo facile è cadere nella trappola dell’immediato giudizio o delle valutazioni affrettate. Spesso nelle situazioni di grave disagio o disabilità che incontriamo come operatori socioeducativi, le questioni legate al cibo sono ricorrenti, sia in difetto che in eccesso.
Il nutrimento ha tanto a che fare con quello che si crea, sin dal primo giorno di vita, nella relazione tra genitori e figli e, in particolar modo, in quella che coinvolge la madre come prima figura adulta solitamente protagonista di questa delicatissima fase della cura.
Di frequente mi ritrovo a trattare questioni simili sia con gli educatori che con gli stessi genitori, provando a stare in equilibrio tra ciò ho imparato negli anni di professione e quello che ho attraversato nella mia esperienza di madre.
Ricordo molto bene il giorno il cui all’età di quattro anni ti strappasti l’ennesimo sondino nasogastrico per l’alimentazione forzata e il tono del medico che mi indicava l’urgenza che ti obbligassi a mangiare. L’ansia legata al cibo e alle tue difficoltà di alimentarti era allora il mio pane quotidiano. Un giorno, piangendo, ti dissi sottovoce che non ti avrei mai più obbligato a mangiare e che avrei solo cercato di aiutarti, per come ero capace, a fare i piccoli sforzi necessari alla tua sopravvivenza. Anche tu allora eri tanto arrabbiata, perchè stavi molto male e quel modo di ricevere amore proprio non lo sopportavi.
Presi coraggio e comunicai al medico quella che da quel momento sarebbe stata la mia posizione. Allora non sapevo ancora come me la sarei cavata ma di certo avevo deciso che il mio amore avrebbe trovato altre vie per nutrirti.
Con un salto nel tempo, torno al racconto dell’educatrice e seguo lo snodarsi della discussione che coinvolge anche le altre persone presenti. Rispetto all’inizio dell’incontro i toni cambiano e anche le parole iniziano ad assumere sfumature differenti. Intorno al tavolo, il cibo e il nutrimento assumono nuovi significati e prendono la forma di qualcosa che, sempre e comunque, ha a che fare con l’amore anche quando questo sembra essere sopraffatto dalle ombre.