di Nadia Ferrari
Sono ormai due settimane che non ti vedo, due settimane interrotte solo da due video chiamate che, più che riempire una mancanza, l’hanno amplificata.
Un mezzo che non conosci, un piccolo schermo che ci riprende ma tu sei quasi cieca e perciò non mi vedi. Un dialogo monco, stentato, a singhiozzo, interrotto da cose che non senti, da vuoti silenziosi e da continue ripetizioni ad alta voce. Domande disgiunte dalle risposte che cadono nel nulla e che ti fanno cedere velocemente alla voglia di chiudere ed andartene.
In più la tua memoria fatica a trattenere il senso di quanto sta accadendo e il perché io non posso essere li con te. Due video chiamate in cui tu non riuscivi ad esserci e non c’ero nemmeno io. Afasica ed ammutolita dall’impotenza di poter avere un contatto, del resto tu fai già tanta fatica ad “esserci” in presenza.
Sono innumerevoli le volte che ho immaginato di perderti cosi senza poterti vedere più, perderti, anche solo con la mente, senza poterti salutare, senza poterti accompagnare. Se il destino o il virus decidesse che questo è il momento. Ecco il mio peggiore pensiero. Lasciarsi nell’impossibilità.
Io intimamente nutro la fantasia, la speranza, che quando arriverà per me quel momento, il fato mi permetterà di salutare tutti, amici compresi. Vorrei congedarmi dall’esperienza quaggiù, l’unica per me, con il tempo di godere delle testimonianze. Sarebbe bello…
Il film Le invasioni barbariche lo ricordate? Ecco cosi.
Ma oggi mi hai chiamato, sempre coadiuvata dalle cure delle care operatrici della RSA e immediatamente alle prime battute ti ho sentito diversa.
- Mamma come stai?
- MALE! hai risposto decisa e con un piglio che poi per mitigare la rabbia hai trasformato in un sorriso. Tu che non sorridi mai.
- Perché mamma?
- Perché non ci sei, hai risposto.
Sei bella nel video mamma, sei viva, ora so che non mi hai ancora dimenticata. Finalmente mamma, eccomi, sono qui.
Mar 19, 2020 @ 18:22:20
Buongiorno, condivido l’idea e il desiderio di partecipare, visto il fermo che blocca i laboratori.
Una cosa buffa, mentre scrivo quest’adesione è che in questa situazione è come se le parole che scelgo qui e ora rimbombassero in testa e dentro, creando come un’eco che evoca cose conosciute e collegate.
Condividere (da una stanza) Desiderio (ora che siamo separati e noli me tangere…) Partecipare (…che diceva Giorgio Gaber?).
E se fossimo ad un cambiamento epocale in cui strumenti nuovi dovranno accompagnarsi a una ridefinizione barbarica delle priorità?
Un caro saluto e grazie intanto.
Roberto