di Irene Auletta
Ed eccoti qui con me mentre sono in viaggio.
A Modena sale sul treno una madre che vedo passare dal finestrino e che arriva proprio qui, nel mio scompartimento, insieme a sua figlia disabile. Come faccio sempre, evito di orientare dalla loro parte il mio sguardo, consapevole delle pesantezze che ogni giorno noi genitori portiamo nel nostro personale zainetto.
La signorina in questione però non ne vuole sapere di non attirare l’attenzione, nonostante gli inviti della madre ad abbassare il tono. Canta e chiacchiera a suo modo e, grazie al fatto che è seduta alle mie spalle, incrocio la curiosità e i punti di domanda nelle facce degli altri passeggeri. Quanto li conosco quegli sguardi!
Mi raggiunge il tono delicato e sottovoce della madre e mi accorgo di sorridere con un pizzico al cuore, mentre apparentemente sono intenta a digitare sul mio Mac, come una qualsiasi donna diretta da qualche parte, evidentemente per motivi di lavoro.
Ripenso ad uno scambio di post su Facebook avvenuto proprio poco fa. Una madre con una bambina piccola che pone timide domande, non nascondendo paure, angosce e tanto dolore. Mi sveglierò e scoprirò che era solo un brutto sogno? sembra chiedersi nei suoi commenti.
Le storie sono tanto diverse e tanto uguali. Le prime osservazioni di ritardo nello sviluppo, i dubbi, il sospetto della diagnosi e infine, più o meno rapidamente, la sentenza. Io ricordo bene una sensazione quasi contraddittoria di un rumore fortissimo di sogni infranti e attese deluse, accompagnata da un dolore sordo che prima di uscire mi ha fatto rantolare per parecchio, nella mia casa e nel mondo, per me rimasto ovattato e lontano per diversi anni.
Non so quanto i terremoti dell’anima assomiglino a quelli della terra, ma io ho tremato parecchio tra sconquassi e crepe profondissime. Poi, ricordo con esattezza quel giorno. Ci ho guardate riflesse in una vetrina e mi sono vista tristissima mentre tu cercavi di attirare la mia attenzione. Un triplice colpo al cuore. Ora basta.
Da lì in avanti la storia è cambiata e il diritto all’allegria, alla gioia e all’amore incondizionato diventando il condimento di tutte le mie giornate con te, alla fine, hanno finito per contagiare tutta la mia vita. La felicità non ha solo un colore e ogni giorno mi impegno a non perderne nessuna sfumatura, nel nostro arcobaleno di madre e figlia.
Te lo devo, me lo devo. Oggi diversamente non potrebbe essere. Domani, si vedrà.
Gen 11, 2019 @ 21:18:00
Leggendo accompagni, a volte spingi intensamente ad entrare nella tua storia bella e dannata. Fai toccare con mano il tormento, il dolore che solo le madri ciniccino quando il male tocca i figli… Leggendo si rimane spesso col respiro sospeso, alto e poi… appare davvero l’arcobaleno. Lo sguardo che volge la tensione alla speranza riposta un respiro ampio che dona e ricorda che la ricerca della felicità é possibile… sempre.
Grazie Irene
Gen 11, 2019 @ 21:19:24
Non era “ciniccino” ma “conoscono”… 😱
Gen 11, 2019 @ 21:25:31
Grazie cara Nadia … anche per l’arcobaleno condiviso che, dopo una tempesta, ha un suo splendore unico!
Gen 12, 2019 @ 09:29:04
Un amore puro per la vita, ed è una bellezza che arriva e che sai raccontare …la straordinarietà, è che passa dal rapporto tra te madre e Luna figlia, l’amore profondo💞 …..quanti insegnanti metti a nostra disposizione!!
Grazie 🍀
Gen 12, 2019 @ 15:24:13
Grazie carissima Luigina, preziosa compagna di tanti viaggi 🌸