di Irene Auletta

Giorni che sono tanto lontana da casa e sarà così anche nelle prossime settimane. Ti aspetto al tuo rientro, con un forte desiderio di stringerti forte. Appena si apre la porta del pulmino ti guardo con un pizzico al cuore. Sembri molto stanca, confusa o forse sei solo accaldata. Subito un po’ di stizza repressa. Ma cavolo, ci sono diciotto gradi come caspita ti hanno imbacuccata per farti salire su questo cavolo di pulmino?

Respiro e lascio andare. Tu mi abbracci forte e ci concediamo, ancora in strada, questo spazio tutto per noi, totalmente ignare di quello che ci gira intorno. Il traffico non lo sento neppure mentre ti sussurro quanto mi sei mancata e quanto mi manchi in questi giorni che corro qua e là. Ma cosa pensi quando la sera vai a letto e mamma non c’è? E poi non c’è neppure al mattino e per giorni? Abbracciate al mistero dei miei quesiti muti saliamo a casa.

La cura è quella cosa che può essere delicata come una magia oppure pesante come un macigno, soprattutto quella ricorsiva, che non finisce mai. Ti accompagno a fare la doccia, giochiamo con gli schizzi e finalmente rivedo quel sorriso quieto che torna a illuminarti e a illuminarmi.

Ora mamma ti fa un massaggio di quelli che portano via le fatiche, ti dico lasciando spazio a quel silenzio pieno dei miei gesti di cura che mi sono mancati. Ed è proprio questa mancanza che mi fa realizzare quello che tante volte raccolgo anche nei racconti altrui, rispetto alla cura dei nostri figli disabili e al timore del dopo di noi. 

Non credo che gli operatori siano poco attenti e ho smesso da anni di incavolarmi per tutte quelle piccole o grandi cose che a me sembrano disattenzioni. Lo realizzo forte proprio in questo momento, pieno del mio amore per te, che riempie il nostro incontro.

La cura per me non è solo la risposta ai tuoi bisogni e un sopperire alla tua mancanza di autonomie. Vista così mi avrebbe già stesa da anni. Prendermi cura di te è il modo in cui si narra la nostra storia d’amore, tra madre e figlia. La nostra possibile e unica.

L’amore fa la differenza e questo non possiamo pretenderlo da nessun operatore, per quanto affettuosamente coinvolto nella sua relazione con le persone disabili con cui lavora. La consapevolezza di questo pensiero mi arriva rassicurante, forte e potente, oltre che valido per tutte le relazioni importanti.

Se ci sarà un dopo di me  le tue relazioni, con chi continuerà a prendersi cura di te, saranno inevitabilmente differenti. Se ci sarà un dopo di me, mi mancherà non amarti.