di Irene Auletta
Che madre sarei stata? Quante volte in questi anni me lo sono chiesta e, crescendo, la domanda è diventata sempre più dolce e velata di quella malinconia che ha saputo attendere, accarezzando il dolore.
Qualche giorno fa ascoltavo i racconti di alcune colleghe sui figli e figlie adolescenti, sui loro cambiamenti e su quei passaggi di crescita che coinvolgono i genitori lasciandoli sovente con la sensazione di essere passati attraverso una forte perturbazione emozionale e relazionale.
Molti genitori, avendo figli con e senza disabilità, possono forse vivere e sperimentare le differenze possibili e, mi auguro per loro, imparare dalla reciproca esperienza. Non sempre tuttavia ho la sensazione che questo accada e, al contrario, in diverse occasioni ho percepito forte il gusto spiacevole delle occasioni mancate.
Quando mi ritrovo coinvolta in queste chiacchiere tra madri, qualunque sia il tema, difficilmente mi viene chiesto qualcosa forse per delicatezza o forse per la difficoltà a trovare domande possibili per incrociare le storie diverse. Come posso parlare, ad esempio, della tua adolescenza evitando le banalizzazioni che negano gli abissi che separano i nostri figli, provando ugualmente a sentirmi più vicina ad altre madri? Domande sospese e probabilmente è lì che devono restare.
Al tempo stesso però quel medesimo giorno, ho realizzato che al mio fianco era seduta una collega amica non madre e che neppure a lei nessuno ha rivolto alcuna domanda come se, il fatto di non avere figli, la lasciasse inevitabilmente ai margini di quel confronto. E’ stata brava lei invece, ad intervenire citando la sua adolescenza e la sua esperienza professionale con le madri, facendo intravedere un filo rosso che delicatamente univa i racconti.
Che madre sarebbe stata lei? Chissà negli anni quante volte la stessa domanda è stata sua compagna di viaggio, tra dolcezze, mancanze e malinconie. A volte proprio nelle differenze si rintracciano quesiti simili che rendono le storie assai più vicine di quello che svela l’apparenza.
Mentre scrivo sei qui al mio fianco e quando i nostri sguardi si incrociano mi sorridi con quel sorriso che, attraversando mondi, unisce i nostri battiti.
Eccola qui, la mia risposta.
Nov 18, 2017 @ 11:20:42
Nella delicatezza di quella domanda è rappresentata tutta la vostra presenza (credo di conoscere l’amica che citi) che madri sareste state non è dato di sapere, sappiamo però che madri siete: delicate e capaci di concepire mondi.
Nov 18, 2017 @ 11:40:29
Nadia SI, la collega amica non madre la conosci bene e SI quello che ci restituisci è bellissimo. Grazie cara Nadia
Nov 19, 2017 @ 21:04:12
Cara Irene,
sono scese tante lacrime mentre leggevo …grazie per la tau vicinanza!! 💞
Mi ha sorpresa il contatto che riesci a narrare e a rimandare, di ciò che cogli nei silenzi e nello scambio di sguardi tra di noi. E anche sfumature profonde, a volte in quelle situaziini mi sento un po’ “mancante” …e a volte arriva anche la nostalgia di una esperienza possibile che tu sei riuscita ad esperimere con una domanda…”che madre sarei stata?”
Chissà ….
Forse quello che sto cercando di fare per accogliere ciò che e’ accaduto in questo percorso di vita, è’ stato di trasformare questa mancanza con il generare nuove vite altre, ….una collega di Bergamo dice che sono amante del rinnovamento …un nutrimento che assomiglia al materno.
E in questo credo proprio che siamo ottime compagne
Un forte abbraccio, Luigina
Nov 19, 2017 @ 22:22:25
Si Luigina, proprio così, ottime compagne di viaggio!
Questo quesito era pronto da condividere … tempi maturi per ritrovare e condividere la pluralità delle forme di nutrimento. Un abbraccio caro a te, amica di tante avventure.