scacchi

di Irene Auletta

Il movimento è iniziato con il tuo inserimento alla scuola per l’infanzia che, come ho scritto altre volte, è stata per te una tra le esperienze più insignificanti e per me tra le più pesanti da sostenere. Ad un certo punto, quel contatto con il mio limite di madre mi ha chiesto di farmi da parte, di mettermi di lato, lasciando passare tuo padre a gestire quel rapporto con le insegnanti per me insostenibile.

Ed eccomi ancora qui, a distanza di oltre dieci anni a pormi la stessa domanda. Che ne dici vengo anch’io all’incontro di restituzione? E subito, di fronte al mio stesso sguardo critico, parto a dirmi perché si è perché no.

Mi sembra che ti sei già risposta da sola, mi dice tuo padre serio. I secondi perché hanno conquistato una vittoria schiacciante e io non posso fare altro che ritirarmi con un sorriso amaro.

Lo so che va bene così e che anche stavolta devo ascoltare quelle risposte chiarissime prima ancora di formularne gli interrogativi. Non sono in grado, sono partita con il piede sbagliato e devo fermarmi per lasciar decantare quel groviglio di emozioni che da settimane sono tornate a bussare alle mie possibilità.

È arrivato di nuovo il momento di farmi da parte e in qualità di madre mi accorgo di come, ogni volta, questo movimento mi ha permesso di imparare qualcosa. Secondo me se non vai gli dai una soddisfazione! Quante volte abbiamo sentito una frase così superficiale a risposta di questioni aperte di ben altro spessore?

Per me non è facile rinunciare ad esserci oggi come altre volte in passato, ma ogni volta, spostando lo sguardo da me a te, ho trovato la soluzione migliore. In questa nostra danza provo, inciampo, riesco e inciampo ancora.

Stavolta, è il turno del passo indietro.