cercasi sensodi Irene Auletta

Avete presente tutti i giochetti di parole attivati dalla nuova definizione diversamente abili? Anche alcuni comici famosi ne hanno fatto cavalli di battaglia, il che mi fa pensare che l’idea sottesa di abilità diversa sia andata un po’ a farsi friggere. Vogliamo parlare dei diversamente belli?

La madre di un ragazzo disabile mi ha fatto riflettere proprio di recente su questo argomento, grazie al suo definirsi diversamente genitore che mi ha ricordato l’identica definizione data di sè stesso anche da parte di un padre separato con tre figli.

Alla fine, non so perchè, ho l’impressione che nell’idea di diverso che sovente raccolgo, si siano concentrate in gran parte valenze negative o problematiche e capisco che forse, proprio lì, confluiscono tensioni quotidiane che faticano ad essere nominate diversamente o altrove.

La differenza pesa come un macigno e al di là degli slogan sbandierati ad oltranza, chi la attraversa, anche per motivi assai differenti, sa bene che farci i conti ogni giorno non è affatto semplice.

Anche in ufficio mi fanno pesare di continuo i permessi che prendo, seppur autorizzati dalla legge, per accompagnare mio figlio alle varie visite mediche. Così mi dice una madre oscillando tra l’amareggiato e il rabbioso. Vorrei dirle che la comprendo bene, che ho sempre cercato di proteggere la mia vita privata da queste interferenze e che spesso, aprendomi, ho raccolto delusioni e comportamenti molto discutibili sia da un punto di vista etico che umano.

Faccio un giro dentro me stessa e mi accorgo che quel tipo di sentimenti li ho lasciati andare anni fa stringendo amicizia con il disincanto. Penso a cosa ho provato a fare io, a cosa sperimento quotidianamente e quindi provo a rilanciare.

Lei sa fare cose che altri genitori neppure immaginano e potrebbe di certo insegnare. Sarebbe bello fare un elenco di quanto la diversità rende possibile, per uscire dai clichè e per iniziare a raccogliere e valorizzare quanto della sua esperienza può dar senso alla fatica che nessuno può toglierle.

In fondo una frase del genere può riguardare una bella varietà di genitori o adulti in genere a patto che ci si liberi di quell’eco spiacevole che spinge a crogiolarsi più nel lamento che nell’attivazione di nuove ricerche di senso.

Ma come si fa? mi dice una madre sconfortata. Non ho ricette magiche da offrirle e mentre le rispondo, esplorando con lei nuove possibilità, la mente veleggia anche altrove.

Ci sono giorni più amari che lasciano il sapore di ferro in bocca e giorni buoni, che sanno di zucchero filato. Proprio come quello che tu, mio tesoro, hai finalmente scoperto il giorno del tuo sedicesimo compleanno.

Sarà mica stato diversamente dolce?