Ogni tanto ti osservo e mi stupisco di come un corpo come il tuo, che ogni giorno deve affrontare mille prove di equilibrismo per muoversi, possa assumere posture così morbide e femminili.
Ieri sera durante la lezione Feldenkrais, che anche tu fai da anni sempre con la stessa insegnante, ho sperimentato ancora una volta la possibilità di movimenti morbidi, rotondi, flessuosi. Ti ho pensata …. sicuramente hai imparato anche da lì.
Da quando abbiamo sostituito quella morbidità con la tensione che sovente accompagna i nostri gesti, il nostro modo di stare e muoversi nel mondo e nelle relazioni?
Penso al modo di camminare che sperimento dopo ogni lezione e mi accorgo di quanto centri poco con le icone che molte di noi hanno interiorizzato come immagini di femminile. Penso anche a come i movimenti del nostro corpo , quando sono rigidi, un po’ a scatti, tesi, riflettono il nostro modo di parlare e di stare nell’incontro con noi stessi e con gli altri.
Non a caso, al termine delle lezioni anche il tono di voce cambia e svaniscono quei toni acuti, a volte aspri, che ogni tanto sentiamo e agiamo nelle nostre comunicazioni verbali. Che belle parole ho sentito stasera, ha commentato una nuova compagna di viaggio.
Angela, l’insegnante Feldenkrais, ti ha insegnato a far uscire la voce anche senza la forma delle parole e dopo ogni seduta, sento che anche tu ne raccogli i benefici regalandoci nuovi toni e sfumature.
Il corpo cresce, si muove e impara anche in presenza di qualche disabilita’ e la sfida, anche stasera, mi pare la ricerca continua della bellezza da insegnarti. In barba a tutti gli immaginari tu per me, figlia mia, sei la prova di cio’ che e’ possibile.
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