Sarà che stavo rientrando a casa dopo una serata al cinema o che mi stavo gustando una passeggiata accarezzata dall’aria frizzante della serata, ma la scena che si svolge davanti ai miei occhi mi risulta assai stonata.
Madre e figlia che evidentemente stanno discutendo animatamente di qualcosa. Non colgo i significati ma solo la scena finale della madre che si allontana scocciata mentre la figlia, non più che sedicenne, la segue con la frase “… è che io non ho più voglia di vivere!”.
La mia prima reazione qualcuno se la immagina. In che senso non hai più voglia di vivere, mi verrebbe da dirle, pensando alle fatiche che la mia, di figlia, fa dal giorno in cui è nata proprio per vivere?
In quel momento non ho voglia di pensarci troppo, mi stringo al mio compagno di viaggio e di vita e proseguo nella passeggiata verso casa. Stamane però, la scena mi ritorna in mente, davanti agli occhi e la riguardo come al rallentatore.
Ci stanno la stizza del momento, frasi buttate lì senza troppa importanza e altro ancora. Ma la frase di quella ragazza mi colpisce comunque e, tanto più, mi colpisce la reazione della madre che si allontana. Forse perchè dentro di me immagino che avrei reagito diversamente.
Col cavolo che ti lascio andare mentre mi dici una frase del genere, adesso rimani con me e ne parliamo, oppure non ne parliamo affatto ma rimani vicino a me e andiamo a casa insieme e non io a piedi e tu in autobus.
Penso che anche nel film appena visto, al centro della vicenda c’è un rapporto teso tra padre e figlia ma la differenza è che lì la figlia è ormai un’adulta e qui, nella scena reale, è ancora una ragazzina e questo, secondo me, fa proprio tanta differenza. Mi dispiace sempre vedere relazioni tra genitori e figli che si bruciano velocemente, perdendosi il gusto di rivestire i panni di adulto e non lasciando al figlio la possibilità di scaldarsi nei suoi abiti di bambino, ragazzo e poi di giovane adulto. Si perdono occasioni importanti, peccato.
Il gusto delle piccole cose che fanno la differenza a volte si smarrisce nelle attese deluse, nelle frenesie quotidiane, nello sguardo perso verso un luogo oscuro, quasi senza tempo. Mi sento fortunata con te, figlia mia, che mi costringi sempre a stare sul presente e su quanto accade tra noi, che mi permetti di non guardare troppo a quel futuro che mi mette paura, che mi confermi, incondizionatamente il tuo amore.
Le fortune preziose sono un po’ così e di certo hanno il tuo viso e la tua ostinata e tenace voglia di vivere.
Dic 07, 2012 @ 14:11:05
A volte passeggiando con mio marito per il centro di Bologna e vedendo ragazzi disfatti dall’eroina e da tanta altra roba ma rovinarsi con le loro stesse mani …..irriconoscibili come esseri umani ….ci guardiamo in faccia ed io dico meglio avere una figlia come Martina che uno come loro perche’ almeno so sempre dove sara’ e cosa fara’ ..!!!! Forse e’puro egoismo o forse mi nascondo dietro ad un paravento pero’ il confronto lo faccio eccome …e mi viene pure la rabbia che ragazzi sani si debbano ridurre come dei rifiuti della societa’ ….!!!! Purtroppo il mondo va in questa bruttissima direzione chissa’se csmbiera’ prima o poi ….!!!!
Dic 07, 2012 @ 15:31:38
Secondo me, ci sta un po’ tutto Silvana.
Il dispiacere prende sempre il sopravvento e alla fine, come dici anche tu, il gusto rimane comunque amaro.
Dic 16, 2012 @ 09:41:55
Articolo dolente, che scoperchia tante delle paure che come madre di un figlio adolescente sento dietro l’angolo ad ogni non nulla. La paura delle paure sta proprio tutta lì, nella speranza che mio figlio riesca sempre a trovare una ragione per cui la voglia di vivere rimanga accesa nonostante le notti buie che da solo irriducibilmente dovrà incontrare per crescere. Sino ad ora il suo sguardo sincero e la sua volontà di raccontarsi a me o al padre fanno da ancore, pur sempre di poche certezze… La sola certezza che come genitore sento di poter dichiarare senza paura è che comunque vada io ci sarò. Col cavolo che lo lascio andare!
Dic 16, 2012 @ 09:57:15
Grazie Nadia,
ti so da sempre sostenitrice del club mamme “col cavolo che ti lascio!” ed è un grande piacere condividere con te queste direzioni genitoriali…. con tutti gli annessi e connessi che ben sappiamo.
Dic 16, 2012 @ 14:23:09
Grazie a te Irene,
il piacere della condivisione “possibile” è un dono prezioso che entambe ci regaliamo.