Ieri mio figlio al ritorno da scuola, prima liceo scientifico, mi riferisce che dopo un’interrogazione andata bene e accade spesso, la Prof dice: nonostante risulti antipatico sei stato bravo.
Nel confessarmelo i suoi occhi a volte ancora cuccioli celavano un velo di tristezza e mi chiede: mamma perché risulto antipatico?
Ci ho messo un po’ a confezionare una risposta che non prevedesse solo delle offese verso la Professoressa, l’istinto mi indicava di prendere il telefono per rivolgermi seduta stante al Preside e vomitare la miscela di rabbia e offesa che mi appesantivano lo stomaco … così mi sarei liberata dell’ingombro.
Invece e con grande fatica mi è venuto d’insegnare a mio figlio che gli ingombri spesso nella vita bisogna saperli sopportare e che possono essere meno fastidiosi a volte e addirittura divenire delle possibilità se si riesce a farsene qualcosa.
Allora discutiamone.
Abbiamo insieme attraversato narrandole tutte le ipotesi per cui un ragazzo di 14 anni, con tutti i pregi e i limiti della “bell’età” può risultare antipatico agli occhi di un adulta Professoressa. Abbiamo fatto memoria delle esperienze scolastiche passate, lui stesso ricordava che in alcuni casi i docenti si erano lamentati per la sua insistenza nel fare domande che interpretavano come disturbo, a volte per la sua supponenza, sempre però con l’intenzione di correggere non di offendere. Lui stesso ad un certo punto si è accorto che sarebbe stato improbabile trovare un nesso tra la comunicazione della Prof e un qualunque miserrimo scopo educativo.
Ascoltavo mio figlio e m’impressionava la sua leggerezza e volontà di comprendere meglio se stesso agli occhi degli altri, il mio cuore ha avuto un sobbalzo quando ha deciso ch’era necessario approfondire e chiarire con la Prof proprio per comprendere meglio. E che l’avrebbe fatto lui.
Cara Professoressa sono curiosa di conoscere lo scopo di una tale affermazione, perché davvero fatico a comprendere dove voleva arrivare? Guardi so anch’io che esistono sentimenti d’antipatia a scuola come dappertutto del resto siamo umani ma, da docente a mia volta, ho sempre elaborato tale sentimento come un problema mio nel dispiacere che in qualche modo potesse interferire nella relazione e influire sull’autostima dell’allievo. E Le dico che l’impresa di rilettura mi è sempre riuscita con successo.
Il problema più grande comunque non è che lei abbia dato dell’antipatico a un suo allievo ma che non abbia avuto il coraggio di andare sino in fondo e motivargli il perché? Cosa, che avrebbe reso un minimo sensato l’intervento, evitando di lasciarlo brancolare nella mortificazione.
Mio figlio con coraggio La costringerà a responsabilizzarsi di fronte alla sua affermazione e solo per questo Lei ha già perso.
Dic 09, 2012 @ 18:12:16
Che bello Nadia che oltre allo smarrimento e alla rabbia siete riuscite a parlarvi voi due, madre e figlio, su un aspetto così delicato come “non sentirsi accettati” e aver paura di non essere “adeguati agli altri”. Credo che lo scambio abbia permesso a lui di ricevere forza e capire alcune cose, tra cui che a volte è necessario andare fino in fondo quando gli altri non lo fanno…per capire!
Dic 16, 2012 @ 17:10:23
E’ proprio vero Luigina, grazie per il valore aggiunto sul senso che a volte può avere “andare fino in fondo” divenendo una necessità atta a capire.