Ci sono cose che van fatte tutti i giorni. Anche più volte al giorno. Non tutte piacevoli, anzi, la maggior parte, vogliamo dirlo? sono una gran rottura di palle. Il fatto che si debbano fare non le rende necessariamente più attraenti. Verità elementare che ha corso legittimo sino a quando riguarda noi stessi. Quando ha da essere applicata all’altro, cambia colore e diventa facilmente un pippone pedagogico.
Sono una quantità talvolta esasperante le cose che mia figlia deve fare ogni giorno e che non ce n’è: vanno fatte punto e basta. Si aggiunga che praticamente tutte le cose che deve fare non è in grado di farle da sola, dunque gli obblighi sono sempre due: di fare le cose che si devono fare e di farsele fare da qualcun altro. In genere sua madre o io. O magari sua madre e io. Due/quattro mani addosso per adempiere all’ovvio ripetitivo e sgradevole. Che so, prendere le medicine che, per definizione, fanno schifo.
Dai, su, lo sai che devi farlo come tutti i giorni, non serve opporsi, facciamo il doppio della fatica e alla fine le prendi lo stesso. Dunque? tanto vale che fai la brava, così ce la caviamo in fretta tutti e due (tre). In effetti, ormai, è esattamente ciò che accade quasi sempre. Mia figlia si sorbisce un cocktail farmacologico diuturno, mane e sera, da più di dieci anni, nella maggior parte delle occasioni senza batter ciglio. Però a volte. Come ieri mattina.
Ieri mattina opposizione da manuale. Testa voltata, mani a stropicciare gli occhi che non centra nulla il prurito agli occhi ma interpone il braccio tra te e la sua bocca, labbra serrate, sguardo di sfida. Uno, due, tre, ics tentativi di convincerla in uno, due, tre, ics modi diversi. Alla fine lotta corpo a corpo. Ovviamente vinco io. Vinco io?
Visto? è servito a qualcosa? alla fine le hai prese lo stesso le medicine e in più ho dovuto costringerti, valeva la pena? a giudicare dalla sua espressione sembrerebbe proprio di sì. Qualcosa non torna. Quando mi impongo con la forza, solitamente sfoggia la sua miglior interpretazione della ragazzina-offesa-e-mortificata. Invece, a medicine ingurgitate, ieri mattina mi guardava con quel suo mezzo sorrisino e gli occhi furbetti. Com’è che sei contenta? che ti ho obbligato a fare quello che non volevi fare? non può essere. Non ti ci vedo nei panni della masochista. E allora cosa sorridi sotto i baffi mannaggia a te!
Poi, terminate le operazioni mattutine, ti accompagno al pulmino in attesa sotto casa e, mentre aspettiamo l’ascensore, capisco. Ti guardo ancora una volta, mi sorridi e capisco. Meglio tardi che mai. Alla fine, se è obbligatorio fare qualcosa e se quel qualcosa qualcuno ti costringe a farlo, mica significa doversi sempre sottomettere senza un fiato. Ci si può anche opporre, si può negare il proprio sì va bene, evitando di far pensare sia comunque scontato. Figlia mia, rifiutandoti di essere scontatamente consenziente, con quel tuo sorriso sbarazzino e testardo hai insegnato qualcosa a me e ti sei presa beffe della tua dis-libertà.
Apr 03, 2012 @ 13:34:35
capita anche a noi …qualche volta che…le cose che dovremmo fare di routine, e che siano scontate farle, non vorremmo farle per niente, forse perché ci siamo svegliati male, strani, scocciati, ma…devo dire, che anche in mia figlia, a volte vedo solo aria di sfida e basta, perché così le va quel giorno, perché…quel giorno si è messa in testa di voler comandare e far prevalere la sua autorità, forse per ricordarmi che anche lei ha la capacità di decidere, e di pensare che…in quel momento non vuole e basta.
Apr 03, 2012 @ 13:40:33
sì Paola, credo proprio sia così, il bisogno e la volontà (ci vogliono entrambi) di ricordare e ricordar-ci che abbiamo una capacità di decidere, di dire che non si vuole. Io spero di ricordarmelo più spesso e, al di là della fatica aggiuntiva, continuare a vedere in questo un affermazione di sè importante per mia figlia
Apr 03, 2012 @ 15:01:51
I momenti in cui intravedo in mia figlia una precisa volontà sono momenti belli, in cui mi sembra di dovergli restituire quella libertà che nella gestione del quotidiano le è spesso negata; per questo a volte lascio a lei la guida: per esempio lei odia i negozi pieni zeppi di cose, i bazar cinesi sono per lei l’inferno..impazzisce per quanti stimoli riceve da tutta quella roba esposta. Allora la porto in prossimità di questi luoghi e faccio per entrare. Ovviamente lei s’impunta e fa resistenza perchè non vuole e allora le dico che va bene, che facciamo quello che vuole lei, che stavolta mi faccio guidare e si va dove vuole lei. E lo facciamo davvero. Metto su una specie di messa in scena nella quale faccio capire che tra me e lei ad averla vinta è stata (per una volta) lei, e questo mi darebbe diritto per altre ics volte ad averla vinta io!! Una volta cammina cammina mi ha portato davanti una serranda che era della gelateria frequentata l’estate precedente, soltanto che era chiusa visto che eravamo a gennaio e lei non se ne capacitava..andava un po’ più avanti e poi un po’ più indietro come a dire: eppure era qui!?! Come avrei potuto scoprire il suo grado di memoria se non allentavo la presa sulle sue mani che tiravano e tirano sempre in direzione opposta alla mia? Sofia è la cosa più viva che mi sia capitata in vita mia: tra una rabbia e una risata che ti strappa a tradimento, si sale verso un’età che ci attende con tutte le sue incognite. Spero la fantasia non mi abbandoni mai, e nemmeno il gioco a sfidarci che abbiamo intrapreso!
Apr 04, 2012 @ 09:39:27
belle le immagini evocate dal tuo racconto… la sfida, la prova, il gioco e le risate.
Apr 03, 2012 @ 15:26:43
sai ti capisco caro Igor, ma solo perché chi vive o ha vissuto una vita con una persona disabile può cogliere questi piccoli ma grandi dettagli che nella vita molto speso ci scivolano addosso senza neanche accorgersi di quanta gente attorno, vicino, di spalle vive quotidianamente. Prova a pensare una vita senza Luna e a quante cose hai potuto apprezzare grazie a Luna. A parte le tante notti sveglio che hai dovuto passare.
Apr 04, 2012 @ 09:40:29
eh si… ci ho appena scritto un post!
Apr 03, 2012 @ 16:58:48
il quotidiano di un genitore è “normalmente”un incontro -scontro..almeno verbale :gli scontri generazionali insieme alla specificità (per fortuna!) dei ruoli sono il lievito della loro e della nostra “crescita”:la musica cambia quando sullo spartito della vita incontri la diversità della tua creatura e qui mi fermo perchè per esperienza so sia le cicatrici che le carezze regalate da un figlio “speciale”!Una sola riflessione :guardare questi figli con una visione policromatica ..amarli con il cervello e capirli con il cuore :conosco benissimo gli scontri corpo a corpo …o i cucchiai volati in cielo…..o l’inamovibilità dei piedi ..insieme a quel braccio di ferro :vediamo chi la spunta! ma amo quello sguardo di sfida ..quella luce negli occhi che è l’espressione più chiara e più bella per dire :IO SONO IO ! noi siamo i loro traduttori ..ma solo noi sappiamo quanto sia ,spesso ,difficile imporre “scelte” per il loro bene e quanto sia ,a volte, ingrato assumere il ruolo della “costrizione”
Apr 04, 2012 @ 09:45:12
Mi piace la sfida di Luna, la tenacia e la grinta per prendersi il suo spazio nel mondo. Mi piace quello che riesce a insegnarci e che mi fa sempre fare un passo indietro e sostituire i punti esclamativi con domande nuove.
La fatica? Quella non manca mai ma quando si riempie delle parole narrate da Igor e dagli altri genitori che hanno commentato, prende un significato tutto particolare e quasi…leggero.
Apr 04, 2012 @ 11:11:21
come scrivevo a Igor…credo che utilizzero’ questo post per parlare, in uno dei servizi in cui lavoro, del valore educativo della sfida e, forse, anche della lotta….non è tanto opposizione fine a se stessa, ma desiderio di autoaffermazione, novità, di costruzione di altre e possibili forme di incontro. E’ bello valorizzare la parte “guerriera” dei figli e degli individui che ci troviamo ad educare anche come professionisti.
…grande guerriera Luna, quindi 🙂
Apr 10, 2012 @ 21:47:20