di Alice Tentori

Quando arriva il momento per un bambino di attraversare la strada da solo? E’ una questione di età? Di sicurezza e conoscibilità del luogo in cui si attraversa? Dipende dalla sua consapevolezza individuale o da quella della madre o del padre? Se un bambino di 4 anni, esce di casa con la mamma, corre davanti a lei sul marciapiede attraversa la strada da solo sulle strisce e dopo un metro arriva davanti alla scuola, è troppo piccolo per farlo oppure data la conoscenza del luogo, i pochi metri che lo separano dalla scuola, la presenza dietro di lui della mamma delle altre mamme e dei vigili lo fanno sentire protetto e sicuro per poter attraversare da solo? E’ incosciente oppure è estremamente cosciente?

“Signora, deve dare la mano a suo figlio, non va bene che attraversi da solo” dice il Vigile.

“Signora, suo figlio a scuola va molto bene però ho saputo che attraversa la strada da solo. Non va bene, deve farsi ascoltare da lui”, dice l’insegnante.

“Cristofer lo conoscono tutti dato che attraversa sempre la strada da solo e sua mamma stà dietro di lui senza ascoltarla”, dice un’altra mamma.

Ma il punto qual è? E’ dando la mano al figlio che si dimostra la cura e l’attenzione verso di lui a tutto il pubblico presente? Proteggerlo e tenerlo al sicuro, significa accompagnarlo e guidarlo sempre tenendosi al suo fianco? La capacità di farsi ascoltare è dato dal mio riuscire a tenere la mano al bambino? Oppure la dimensione della cura oltre che essere intesa come un insieme di gesti e azioni che proteggono verso l’esterno potrebbe anche andare nella direzione di attrezzare l’altro ad affrontare autonomamente una situazione “pericolosa” come attraversare la strada da solo anche a 4 anni?

Io non so se sia giusto o meno che il bimbo lo faccia da solo, quello che so e che vedo è che l’ambiente esterno è estremamente sicuro (la strada è addirittura chiusa alle macchine, con i vigili che fermano le poche che passano) e riconoscibile (è fuori da casa propria) e che il piccolo si guarda intorno prima di attraversare.

Per tutto il resto poi, sospendo il giudizio e non considero la signora una mamma che è ascoltata o meno dai suoi bambini, o se fa bene o no a non inseguirli (ad esempio); semmai, provo ad interrogarmi con lei su cosa prova nel vedere il bimbo che attraversa la strada da solo, se pensa che sia al sicuro oppure no e su cosa “significhi tenergli la mano”…