Non potendo evitare l’incertezza, ti abbiamo dato dei farmaci per aiutarti a stare meglio. Sapendo che potrebbero non c’entrare nulla con quello che hai. Nel frattempo infatti è da due giorni che indossi una macchia rossastra sul lato del mento parecchio fastidiosa ed estesa. Così per oggi abbiamo preso un appuntamento da una dermatologa, mentre probabilmente avresti bisogno di un dentista. Se avessi i diciott’anni che han tutti riusciremmo a capire perché cazzo ci preoccupiamo per due giorni di una macchia sulla faccia che ti rende irritabile e poi ti scoppia un dolore da urlare dentro la bocca. O magari non lo scopriremmo, ma potremmo bestemmiare assieme.
Se avessi i diciott’anni che han tutti, comunque, stamattina io sarei al lavoro. Non ho mai dovuto chiedere permessi per le tue malattie, per il semplice fatto che lavoro in proprio e non devo chiederli a nessuno. Ma se dovessi farlo, te lo immagini chiederne uno perché tua figlia di diciott’anni ha il mal di denti? Già, ma tu non hai i diciott’anni che han tutti.
Così ora tu stai ancora dormendo, cercando di recuperare un po’ del sonno perso e io mi godo qualche minuto di tranquillità, in attesa che il tuo risveglio porti un po’ di serenità. Oppure un nuovo delirio. Intanto dovrò convincere telefonicamente la tua dottoressa a prescriverti antibiotici e antinfiammatori senza vederti e senza aver visto un dentista. E farlo in fretta perché oggi, ovviamente, è venerdì.
Se avessi i diciott’anni che han tutti, avresti un fottuto mal di denti come han tutti. E forse neppure quello. Invece il tuo mal di denti, alla fine, avrà coinvolto me, tua madre, i tuoi nonni che dovranno venire oggi pomeriggio per stare con te perché io a un certo punto dovrò andare, i nostri vicini che non potranno neppure lamentarsi del casino che hai combinato perché non è bello lamentarsi delle sofferenze di una disabile, la custode alla quale i vicini nuovi chiederanno chi fosse quella pazza che urlava come un’ossessa nel cuore della notte, la dermatologa che si chiederà perché cavolo siamo andati da lei, la dottoressa che dovrà decidere se lasciarti con il dolore o prescriverti dei farmaci fidandosi della mia parola, i miei amici che dovranno sorbirsi il sottoscritto, per non parlare dei lettori di questo blog. E per fortuna non ho datori di lavoro, né colleghi sulle spalle dei quali scaricare i miei compiti per un semplice mal di denti di una figlia diciottenne.
“Semplice”…?