Dolcetto o amaretto?

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dolcetto o amarettodi Irene Auletta

Strane questioni quelle delle vite e delle esperienze parallele. Ci riflettevo proprio qualche giorno fa in occasione dell’adottata festa di Halloween e della relativa invasione carnevalesca che ha contagiato piccoli e grandi.

Anche noi non ne siamo stati esenti lo scorso anno, cedendo alla tentazione di partecipare alla “festicciola” organizzata nel nostro palazzo e che prevedeva l’immancabile passaggio porta a porta unitamente al rito “dolcetto o scherzetto?”.

In fondo, mi sono detta, nel palazzo ti conoscono e le ragazzine coinvolte di certo ti hanno incrociata molte volte nei nostri passaggi quotidiani di vita. E così provo a prepararti a quello che accadrà, guardiamo insieme immagini tematiche e ripetiamo il rituale che ci immaginiamo incontrare di lì a poco quando suonerà il nostro campanello.

Tu sei pronta, curiosa e frizzante di quell’attesa che, quando riesci ad afferrare, diventa contagiosa per chi ti sta vicino. E’ questo lo spirito con cui apriamo la porta trovandoci di fronte streghette e fantasmini.

Ma chi vogliamo sfottere? Lo scherzetto lo facciamo noi. Le ragazzine rimangono bloccate dalla tua presenza e dalla tua emozione che esprimi come sai fare. Non dicono nulla, ti guardano e a qualcuna scappa una risatina imbarazzata. In un lampo mi maledico per non aver preventivato una scena simile, maledico l’idea del cavolo che ci è venuta per farti partecipare a tutto quel trambusto che ascoltavi divertita nelle scale e maledico quella festa assurda che nella mia mente è ancora legata a ricordi di lacrime e crisantemi.

Le vite parallele sono proprio così. Si possono anche immaginare ma a raccontarle c’è da scoprire mondi.

Quest’anno però non ci siamo cascate e per fortuna ci ha anche aiutato l’assenza di clima festaiolo nel nostro palazzo. Eppure ci sono contagi che passano anche per i pertugi più invisibili e alla fine non ho resistito alla tentazione di comprarti un grazioso fantasmino di legno intravisto in una colorata vetrina.

Ma i regali di quale mondo sono? Tu lo guardi e poi seria me lo restituisci continuando a giocare con un pennarello e un barattolo che per l’occasione sono diventati bastoncino e tamburo.

Il passaggio tra mondi è complesso figlia e dobbiamo sempre di più imparare ad aspettarci. Io di qua e tu di là. A volte vicinissime e a volte lontane anni luce come solitarie viaggiatrici che ogni volta vengono sorprese dalla bellezza del rinnovato incontro e dalla malinconia del saluto.

Strani acquari

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pescidi Irene Auletta

Arriviamo di corsa perché dopo una breve pausa a casa ci aspetta Angela, la tua maestra Feldenkrais, che ogni volta ti permette nuove esperienze ed incontri con il tuo corpo e le sue possibilità.

Entriamo nella nostra piccola ascensore e ci imbattiamo in due bambini di circa nove, dieci anni e nella gentile signora che vedendoci arrivare ci ha atteso. I due bambini sono vicino allo specchio dove di solito ti piace stare ma oggi il tuo interesse e’ rivolto principalmente a loro.

Agiti le braccia e ridi curiosa di questo piccolo viaggio insieme sino al nostro settimo piano, contenta della compagnia. Al momento dell’avvio dell’ascensore accenni anche qualche saltello e noto la faccia stupita e preoccupata dei due bambini, costretti a condividere con noi quello spazio angusto.

Luna fa così quando è contenta e non potendo parlare sta cercando di salutarvi con il corpo, dico per raccontare il tuo comportamento.

Sono solo preoccupato che con questi saltelli l’ascensore precipiti, mi dice serio uno dei due bambini, utilizzando lo stesso tono che potremmo incrociare in qualche programma di divulgazione scientifica.

Lo rassicuro e guardo la madre con un sorriso. In realtà, mentre sto accarezzando le mani di mia figlia per evitare che coi i suoi movimenti incontrollati possa spaventare, mi sento sprofondata in un mondo parallelo, seppur nell’angusto spazio di poco più di un metro quadro.

Che strana quella, li sento dire mentre si affrettano ad uscire.

Ti abbraccio come a volerti proteggere da quel commento a noi tanto familiare e ti sussurro all’orecchio strano tipo quel bambino! Ti sorrido, leggera del mio stesso pensiero e mi accorgo che lo penso davvero!

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