di Irene Auletta
Come sta la mia Luna? E’ passato un anno e quella domanda ogni tanto torna a farmi compagnia. Me la coccolo tenendola stretta vicino al cuore, esattamente come facevo ogni volta che eri tu a pormela.
Lo sapevo che avrei perso un pezzo, lo sapevo che nessuno mi avrebbe compreso come sapevi fare tu, lo sapevo che così è la vita, che si nasce e si muore.
Quello che però non potevo immaginare non era la sofferenza, che mi aspettavo come certezza, ma il senso di mancanza, di vuoto, di perdita di orientamento, di cuore pesante.
Eppure, negli anni, me lo sono detta tante volte che nessuno mi avrebbe più guardata come mi guardavi tu quando, anche senza parole, ti dicevo, mamma per me è troppo, mi sembra di non farcela. E tu, con gli occhi pieni e brillanti, eri pronta ad esserci e a dirmi ce la fai, ce la fai di sicuro.
Negli anni ho sempre pensato che questo fosse il più grande tesoro che potevi lasciarmi ed è quello che provo a fare ogni giorno, come madre, nello starti vicino e sostenerti ogni volta che cadi e inciampi. Ce la fai Luna, ce la fai di sicuro.
Non voglio neppure chiedermi figlia mia se un giorno arriverò a mancarti allo stesso modo, perché se finora ho imparato qualcosa, e’ che quanto ci sostiene e tratteniamo nella memoria, abita nel cuore. Mi va bene così.
Negli ultimi tuoi anni , quelli del tramonto, succedeva una cosa molto bella. Ogni volta che venivo a trovarti, appena mi vedevi esclamavi sorridendo eccola la mia Irene e io spesso, come in un gioco complice, non potevo fare a meno di risponderti eccola la mia mamma. E ridevamo. Lo faccio spesso anche con Luna, questo gioco, ma lo facciamo in silenzio, come tutto ciò che parla del nostro amore.
Così proprio oggi, in silenzio, mentre le lacrime accompagnano il ricordo, mi raggiunge una musica e nel cuore riconosco la nostra danza.
Eccoci, ancora insieme.




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