di Irene Auletta

Possibile che non capisci?

Complici tempi duri, la stanchezza e le preoccupazioni, la luce patisce qualche colpo mentre l’ombra da’ voce a parole indicibili.

Giusto per aggiungere peso al peso, quando scivolo in queste uscite infelici, fatico a perdonarmi e soffro tantissimo.  Non ti fa bene, mi dice la mia maestra Feldenkrais mentre lavora sui nodi che il mio corpo non può nasconderle e io, ancora una volta, mi nutro di quella cura affinché raggiunga la mente e il cuore.

Possibile che non capisci? 

La disabilità grave mette in ginocchio e, anche dopo tanti anni di percorsi, ricerche e cambiamenti, ogni tanto cado e so bene di condividere questi sentimenti e pensieri con tanti altri genitori.

E così mi arrovello fino a quando tuo padre arriva, delicatissimo, con la sua frase curativa. Quante cose mi ha permesso di imparare negli anni!

Stamane te lo racconto e provo, nel nostro abbraccio profondo, a dare parola ai nostri corpi perché possano reciprocamente consolarsi. Mi fido di loro come veicolo più potente di ogni parola che io, esattamente come te, non so dire.

Cara figlia di una cosa puoi essere comunque certa. Sono in cammino per te, per me e perché il senso di questa vita continui ad essere illuminato dalle luce del nostro bellissimo incontro.

Sono in cammino perché le ombre e il dolore possano trovare accoglienza e rispetto trasformandosi in malinconia e tenerezza, lasciando la rabbia lontana. 

Sono in cammino per continuare a raccontarlo e condividerlo con chi incontro nel mio stesso sentiero perchè nominare fa parte della cura e chi prima arriva ha la responsabilità di non tenerlo per sé.

Possibile che non capisco?

Oggi riparto da qui.