di Irene Auletta
In una delle mie recenti camminate nel parco vicino casa incrocio un signore che, mentre ci stiamo avvicinando, rallenta fissando qualcosa sul nostro sentiero che attira anche il mio sguardo.
E’ un cucciolo di coniglio, ultimamente nel parco ce ne sono parecchi, che nonostante il nostro avvicinarci rimane immobile, anche se un po’ tremante.
Ha qualcosa che non va, dice il signore, e osservando un particolare strano di una delle orecchie aggiunge, credo sia un coniglietto disabile.
Ecco, penso con una punta di sano cinismo, stamane mi mancava pure il coniglietto disabile!
Proseguendo penso alla tenerezza che attivano sempre i cuccioli e che sembra amplificarsi di fronte alla fragilità.
Per le persone in condizione di disabilità sarebbe bello incontrare quello sguardo più maturo, trasformato in gentilezza e capace di guardarle senza infantilismo ma con accoglienza.
Non sempre accade e con gli anni che passano si incrociano sempre più sguardi sfuggenti, pieni di curiosità, di compassione, di paura e pieni di quella frase indicibile a voce alta. Per fortuna non e’ successo a me.
Forse sarebbe accaduto anche a me se la disabilità non mi avesse coinvolta come compagna di viaggio. Forse, proprio per questo, noi che ci abitiamo così vicino, non dobbiamo mai smettere di esibire e pretendere sguardi e gesti gentili.
Sempre.
Mag 23, 2023 @ 15:27:24
“esibire e pretendere sguardi e gesti gentili.”
È proprio così non potevi dirlo meglio…☺️