di Irene Auletta
Ci sono due donne fondamentali nella mia vita e a loro devo la possibilità di non perdere mai di vista l’orizzonte, anche nei momenti di smarrimento.
Mia madre, oggi ottantaseienne, dall’età di trentasette anni ha iniziato il suo personale calvario che l’ha vista tante volte cadere e altrettante rialzarsi con la forza del sorriso. Come dice lei, la vita è già pesante, tanto vale essere sempre di buon umore! In ginocchio mia madre ha affrontato, insieme a diverse gravi malattie, la morte di un figlio e oggi, per fortuna, l’oblio del tramonto sembra renderle tutto più ovattato.
Che ci sto a fare ancora qui se non posso più darti una mano? mi ha detto pochi giorni fa. Eccola quell’essenza di cura che appena può riemerge, anche se tinta di malinconia. E chi ti dice che non dai più una mano? Forse lo fai e neppure te ne accorgi? E così dalle ombre si apre un piccolo squarcio pronto ad accogliere la tua risata cristallina. Ecco mamma, anche per oggi, missione compiuta!
E poi c’è la mia piccola donna, ancora e faro, con il suo zainetto di vita ben pesante sin dalla nascita. Lei mi insegna ogni giorno il valore dell’allegria che io stessa non smetto mai di nutrire. In questi giorni abbiamo ripreso i nostri rituali di scherzi e di risate per affrontare insieme alcune nuvole un po’ dense. Quando ridiamo la vita rimane un attimo sospesa e subito dopo tutto sembra più sostenibile. Mi inchino a te maestra Luna, che ogni giorno ti misuri con le tue piccole/grandi fatiche per affrontare la vita e nel farlo mi restituisci significati preziosi da trattenere.
Ma tu non sei mai stanca? Sembra che le fatiche che travolgono tutti noi neppure ti sfiorino. Non di rado mi sento rivolgere domande di questo tipo, soprattutto di questi tempi in cui ciascuno sembra fare a gara per rivendicare la sua personale fatica.
Ogni tanto, mi piacerebbe anche lamentarmi ma poi vi penso, esempio di vita e di forza e, con la vostra immagine nel cuore, mi ritrovo ancorata ogni volta ai significati per me più forti e importanti.
Mi volto, guardo chi mi ha rivolto la domanda e senza commentare, sorrido.
I bambini mostrano le cicatrici come medaglie. Gli amanti le usano come segreti da svelare. Una cicatrice è ciò che avviene quando la parola si fa carne. (Leonard Cohen)
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